I sindaci scrivono a Sergio Mattarella
«Servono medici e sostegno economico»

Firmata dal Consiglio di rappresentanza per chiedere aiuti per affrontare l’emergenza sociale. «Servono medici, infermieri e sostegno economico per i nostri cittadini. I nostri motori sono in ginocchio».

Con una lettera chiusa ieri sera dopo il via libera dell’Assemblea che li rappresenta tutti, i sindaci bergamaschi chiedono aiuto all’Italia, per gestire l’emergenza sociale legata a doppio filo a quella sanitaria: la lettera è indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli, al governatore lombardo Attilio Fontana e ai vertici delle autorità provinciali.

Bergamo soffre, sta lavorando per rialzarsi, si rialzerà ma l’Italia non deve dimenticarsi della provincia che ha visto sfilare i camion dell’Esercito con il feretro di centinaia di vittime, che non potevano essere cremate qui, perché non c’era più posto. Questa la sintesi estrema della lettera, firmata dal Consiglio di rappresentanza a cui ha dato mandato l’approvazione del testo da parte dei 14 sindaci presidenti degli Ambiti sociosanitari, i quali a loro volta rappresentano i 243 primi cittadini della nostra provincia, di tutte le sensibilità politico-amministrative. E con loro, tutti i bergamaschi.

«L’appello si è reso necessario a fronte del perdurare della drammatica situazione che continua a creare profonde lacerazioni, sofferenze e purtroppo ancora un numero elevato di decessi in tutte le Comunità locali bergamasche» spiega il presidente del Consiglio di rappresentanza, Marcella Messina.

La lettera elenca quel che Bergamo sta facendo e quel che Bergamo chiede. Chiede medici e infermieri, chiede che la fine del lockdown sia all’insegna di tutte le cautele, e chiede soldi. Investimenti, perché le Valli, motori primari della crescita economica di questa terra, sono in ginocchio.

Al presidente della Repubblica viene manifestata la «fortissima preoccupazione dei sindaci impegnati da settimane in stretto collegamento con Ats a gestire l’emergenza generata dell’epidemia da Covid-19, che appare estremamente grave e drammatica per tutta la comunità bergamasca e che ha prospettive di durata molto lunghe. Già diversi territori, come la Val Seriana superiore e la Valle Brembana, hanno lanciato il loro grido d’allarme, facendo alle istituzioni anche specifiche proposte per affrontare lo stato di crisi odierno».

I «crudi e terribili dati» rendono « immediatamente percepibile l’immane tragedia che ha colpito e stravolto la nostra Comunità e le condizioni estreme che hanno visto lavorare tutti i decisori e gli operatori attivi sul territorio tutti a diverso titolo e intensità coinvolti nel tentativo di rispondere ai bisogni dei cittadini e di fronteggiare questa drammatica crisi che sta generando problematiche quotidiane in continua evoluzione, anche sul fronte sociale. Dobbiamo prepararci oggi per quello che sarà domani, cercando il più possibile, con tutte le autorità preposte, di cogliere i bisogni dei nostri cittadini e offrire risposte concrete, consapevoli del fatto che, se i numeri dell’emergenza sanitaria stanno seguendo una curva in discesa, quelli dell’emergenza sociale sono in costante ascesa».

E se Consiglio di rappresentanza dei sindaci e Ats hanno creato «un’innovativa rete di sostegno della fragilità sociale con la costituzione di 14 Unità territoriali per la gestione dell’emergenza sociale», c’è bisogno di una grande attenzione delle istituzioni a partire da quelle nazionali. E c’è bisogno di fondi. Perché servono Dpi, servono test e tamponi, serve la sorveglianza delle persone malate, sole, fragili, migliaia di persone. Che hanno bisogno di assistenza costante, quindi il potenziamento delle Utes e delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziali), quindi medici, infermieri, personale.

«Sarà inoltre indispensabile rafforzare e coordinare forze, energie e risorse affinché il presidio ospedaliero predisposto presso la Fiera di Bergamo possa fin da subito dispiegare tutte le sue potenzialità operando a pieno regime; servono per questo medici ed infermieri e strumentazioni idonee alla cura (come caschi Cpap) e alla protezione del personale sanitario. La piena attività del nuovo presidio ospedaliero potrà del resto garantire il ripristino della normale funzionalità e alta qualità delle prestazioni rese attraverso la riorganizzazione delle strutture ospedaliere bergamasche, con la riconversione di molti reparti, ora adibiti a cura di pazienti Covid-19 per far fronte all’emergenza, al fine di recuperare il ritardo conseguente all’attuale rinvio di esami, monitoraggi, interventi, cure per patologie meno urgenti».

Il capitolo riaperture delle attività. «Sarà necessario predisporre test per i cittadini che hanno contratto Covid 19 e si apprestano a rientrare nella comunità o, nelle prossime settimane, nei luoghi di lavoro».

Infine «ci uniamo alle richieste delle imprese, dei lavoratori, delle partite Iva e delle famiglie affinché vengano predisposte fin da subito misure economiche significative e specifiche per il nostro territorio che più degli altri è stato pesantemente colpito dal dramma pandemico, attuando misure speciali di sostegno e di assistenza. E, non da ultimo, misure vere e concrete a sostegno dei nostri Comuni e dei loro servizi sociali, che stanno affrontando questa emergenza con grande dispendio di risorse, significative riduzioni di entrate e una previsione a lungo termine di difficoltà economiche, operative e gestionali che non potranno e non dovranno però inficiare la piena funzionalità della macchina amministrativa con particolare riferimento alle azioni nel campo sanitario, sociale, del commercio, del sostegno alle famiglie e alle imprese, il supporto all’associazionismo, al fine di garantire la fiducia e la credibilità delle nostre comunità verso le istituzioni».

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