Intossicati da monossido di carbonio, crescita del 25% dei casi in provincia

L’allarme. In forte aumento le persone che si rivolgono al centro iperbarico di Habilita Zingonia. Su L’Eco di Bergamo in edicola giovedì 17 novembre l’approfondimento.

L’aumento delle bollette dell’energia comincia ad avere ricadute allarmanti dirette sulla salute delle persone. Secondo i dati della Medicina iperbarica di Habilità Zingonia, il numero di persone intossicate da monossido di carbonio che hanno avuto bisogno di sottoporsi a una seduta di ossigeno terapia in camera iperbarica nel 2022 è cresciuto del 25%. I dati aggiornati a martedì scorso parlano di 20 trattamenti d’emergenza per intossicazione da monossido di carbonio, tra cui 13 donne e 7 uomini, nel 2022. Il paziente più giovane trattato in camera iperbarica aveva 16 anni e il più anziano 47. Le cause più frequenti di intossicazione da monossido di carbonio sono l’utilizzo di bracieri utilizzati per supplire a riscaldamenti autonomi impiegati sempre meno per ridurre il carico delle bollette, oppure il malfunzionamento di caldaie difettose o di camini con canne fumarie non controllate.

Prese d’aerazione adeguate

Le intossicazioni da braciere, nello specifico, sono in netta crescita non soltanto in provincia. «Confrontando i nostri dati con quelli di altri centri iperbarici a noi vicini, risulta che l’incremento dei casi è registrato anche a Brescia e presso il centro di Niguarda a Milano», dice Gianmariano Marchesi, anestesista e coordinatore del reparto iperbarico del centro ospedaliero di Zingonia. Per evitare di trovarsi in situazioni simili, il dottor Marchesi indica alcuni accorgimenti: «In ogni occasione si debba utilizzare un sistema di riscaldamento a fiamma è fondamentale che si verifichi sempre la presenza di prese d’aerazione adeguate e non occluse, perché nel caso in cui queste non fossero presenti, si rischia il consumo di ossigeno all’interno degli ambienti e la produzione di monossido di carbonio».

Veleno subdolo perché inodore

Il monossido di carbonio è un veleno subdolo di cui non si percepisce l’odore, in caso di giornate ventose si possono verificare dei ritorni dei fumi che possono saturare l’ambiente anche in alta concentrazione. Sarebbe utile, riprende Marchesi, « dotarsi di sensori che segnalano la presenza di monossido di carbonio nell’ambiente, sistemi di sorveglianza facilmente acquistabili anche su Internet e dai costi molto contenuti, che si rivelano molto efficaci ». Il fenomeno non è da prendere sottogamba, anche considerando che, come precisa il medico di Habilita, «l’intossicazione può lasciare segni permanenti anche gravissimi di tipo neurologico o cardiaco. Ci è capitato anche di dover trattare una paziente di 6 anni colpita da infarto a causa dell’intossicazione».

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