Sanità pubblica, è allarme personale «Mancano 87 medici e 293 infermieri»

Lo studio della Cgil. Rossi: non solo Covid, bisogna tornare ad occuparsi di tutti i malati La dg Stasi: il personale va considerato un investimento. Magnone (Anaao): la politica intervenga.

Dopo lo tsunami Covid, è sempre più pressante dare risposte ai bisogni di salute della popolazione: molti screening saltati, prestazioni e visite rinviate, liste d’attesa sempre più lunghe. Ma il «nodo» cruciale è la mancanza di personale: la Cgil di Bergamo lancia l’allarme, dopo aver ricostruito, attraverso le delibere della sanità pubblica (Asst e Ats) per le dotazioni organiche del 2020 e del 2021, da cui emergono i «numeri» delle carenze. «E il fabbisogno reale è superiore alle nostre elaborazioni, visto che nelle dotazioni previste non era stato ancora calcolato il personale necessario per la campagna vaccinale, e che di recente la Regione, per smaltire l’arretrato di prestazioni accumulato con la pandemia, ha richiesto di incrementare le prestazioni erogate, rispetto ai numeri pre Covid» rimarca Roberto Rossi, segretario Funzione pubblica Cgil Bergamo.

Secondo quanto stima la Cgil, sarebbero almeno 87 i medici da assumere per rispondere al fabbisogno del 2021 nelle tre Asst e nell’Ats di Bergamo, 293 gli infermieri (secondo i dati 167 ne mancherebbero alla Bergamo Est, 63 alla Ovest e 61 all’Asst «Papa Giovanni», in base al confronto tra la dotazione organica del 2020 e quella del 2021), e almeno 55 operatori sociosanitari. In totale, secondo i dati della Cgil, per la dirigenza (medici, ma anche biologi per esempio, e figure direttive amministrative), nelle tre Asst e nell’Ats mancherebbero almeno 144 persone, mentre nel comparto (infermieri, tecnici e operatori sociosanitari) almeno 365 persone. «Riteniamo fondamentale tornare ad occuparsi di tutti i pazienti, e non solo di quelli Covid - continua Rossi - . C’è anche l’esigenza di organizzare una struttura di sanità territoriale che vada oltre le vaccinazioni e la cui assenza è emersa durante le fasi più dure della pandemia. A tutto ciò si aggiunge la carenza di medici di base e quella infermieristica, che sta facendo emergere l’ulteriore difficoltà a reperire questo tipo di professionalità».

La carenza di personale ha purtroppo radici lontane nel tempo, e, come sottolinea Maria Beatrice Stasi direttore generale dell’Asst Papa Giovanni, è una criticità che esiste da prima della pandemia: «Basti pensare ai vincoli di spesa che hanno obbligato per anni le aziende sanitarie pubbliche a mantenere un tetto di spesa pari alla spesa del 2004 ridotta dell’1,5%. Se a questo si aggiunge la programmazione carente negli anni pregressi dei numeri in accesso alle scuole di specialità di medicina e nei corsi triennali per la medicina generale si capisce bene la difficoltà che oggi occorre affrontare - evidenzia - . Da parte nostra abbiamo presentato un piano dei fabbisogni realistico ma pur sempre costruito con la dovuta attenzione ai vincoli di spesa pubblica. Ci piacerebbe poter operare una maggiore stabilizzazione di posti. Credo che mentre si sta ragionando nella prospettiva di un riordino sanitario sui “contenitori” (case di comunità, ospedali di comunità) sia necessario in parallelo ragionare sui contenuti e su quali e quanti professionisti andranno a “popolare” le nuove strutture. È necessario un cambio di passo che consideri la spesa per il personale un investimento e non solo spesa pubblica».

Sul tema dalle Asst Bergamo Est e Ovest nessun commento. I dati sulla carenza di personale nella sanità pubblica sono purtroppo noti da tempo, aggiunge Stefano Magnone, segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed: «Le richieste contenute nei piani triennali delle Asst e Ats e la realtà dei concorsi che spesso vanno deserti, dimostrano l’estrema difficoltà in cui le aziende pubbliche si trovano a lavorare. I medici e i dirigenti devono supplire alle carenze programmatorie statali e regionali e al mancato riordino della rete ospedaliera lombarda, pur richiesto da molti anni. Su tutto ciò si è abbattuto il Covid. Proprio in questi mesi di dibattito sulla riforma sanitaria regionale, Anaao-Assomed ha chiesto più volte una riflessione sulla rete ospedaliera, ma la politica ha sempre nicchiato e lo sta facendo ancora in questi giorni. Il prodotto tra mancata programmazione e obsolescenza della rete si riverbera sulle mancate assunzioni, sulla pericolosità di alcuni presidi ospedalieri non necessariamente in zone disagiate e, non ultimo, sulla pressione da stress e fatica correlati al lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari.

La politica deve intervenire se non vuole il tracollo del sistema». Le carenze sono pesanti anche per i medici di base: sul tema Andrea Tremaglia, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Bergamo ha presentato un ordine del giorno urgente perché Palafrizzoni «si faccia interprete presso il governo regionale e quello nazionale di questo grande problema. Occorrono più borse di studio, più flessibilità quanto al numero di convenzionati, con premialità per chi deciderà di seguire più assistiti, oltre che un serio ripensamento dell’accesso alla facoltà di Medicina e alle modalità del numero chiuso».

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