A teatro si indaga sulla condizione di «figli» nell’era digitale

ALTRI PERCORSI. Va in scena «Dei figli» di Mario Perrotta giovedì 14 marzo al Teatro Sociale.

La Stagione di «Altri Percorsi» della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 14 marzo al Teatro Sociale (ore 20.30) con Dei figli, spettacolo di Mario Perrotta che indaga sul rapporto tra genitori e figli nell’epoca del digitale. In scena, l’attore e regista sarà affiancato da Luigi Bignone, Dalila Cozzolino e Matteo Ippolito, mentre in video compariranno altri cinque attori: Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli e Maria Grazia Solano, e in audio si ascolteranno le voci di Saverio La Ruina, Marica Nicolai, Paola Roscioli e Maria Grazia Solano. Consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. Costumi di Sabrina Beretta. Luci e scene di Mario Perrotta. Realizzazione video di Diane, Luca Telleschi, Ilaria Scarpa. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr, in collaborazione con Comune di Grosseto, Teatro Cristallo, Olinda residenza artistica, La Baracca - Medicinateatro, Duel. Durata 85 minuti senza intervallo. Biglietti: intero: 19 Euro, ridotto 15 Euro.

Premio Ubu 2022 per il Miglior nuovo testo/scrittura drammaturgica, con Dalila Cozzolino selezionata tra i finalisti come Miglior Attrice Under 35, Dei figli conclude la trilogia In nome del padre, della madre, dei figli, «provando a ragionare su quella strana generazione allargata di “giovani” tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti», osserva Mario Perrotta. «Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario - un giorno o anche una vita - pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti. La casa è fluida, come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini».

Aggiunge Massimo Recalcati «Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Se prima la giovinezza era legata alla pubertà e si concludeva con la fine dell’adolescenza, oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della “tempesta” psicosessuale della pubertà bensì una condizione di vita perpetua che tende a cronicizzarsi. Quando questo accade in primo piano è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splendore e l’audacia straordinaria della giovinezza».

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