È tempo di allergie: i bambini tra i più esposti

MALI DI STAGIONE. Non esiste una sola causa, ma diverse che si intrecciano tra di loro, compresa quella genetica.

Starnuti continui, eruzioni cutanee, prurito agli occhi, asma. Sono questi i sintomi più frequenti del cosiddetto «raffreddore da fieno» nei bambini, forma di allergia stagionale molto diffusa e in costante aumento. Se non identificata e gestita in modo efficace, può incidere negativamente sul benessere del bambino, rendendogli difficoltoso svolgere le normali attività quotidiane e influire sulla qualità del sonno e sulla concentrazione. Ma come si fa capire se si è davvero allergici e a cosa in particolare? E come limitare e prevenire i fastidi? Lo abbiamo chiesto al dott. Camillo Lovati, responsabile dell’Unità di Neonatologia del Policlinico San Pietro e pediatra di Smart Clinic all’interno de «Le Due Torri» e alla dott.ssa Manuela Seminara, pediatra della stessa Unità e di Smart Clinic all’interno di Oriocenter.

Innanzitutto che cosa è, in generale, l’allergia?

«L’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario scatenata dal contatto con sostanze estranee all’organismo che comunemente sono innocue (allergeni) ma che, in persone predisposte, vengono riconosciute come agenti aggressivi da cui difendersi, scatenando una violenta reazione infiammatoria».

Quali sono le cause per cui i bambini sembrano più esposti a problemi di allergia?

«Non esiste una solo causa, ma cause diverse che si intrecciano tra di loro. Innanzitutto quella genetica: se entrambi i genitori soffrono di allergie, il rischio per il bambino di sviluppare allergie è molto alto. Una predisposizione genetica non significa però che sarà necessariamente allergico, dipende dall’ambiente in cui vive; l’esposizione a sostanze allergizzanti come acari della polvere, peli di animali, muffe e pollini può aumentare il rischio di allergia. Diversi studi scientifici hanno anche dimostrato che l’esposizione a fumo di sigaretta e ad ambienti inquinati può aumentare la probabilità di sviluppare allergie. Infine, I bambini hanno un sistema immunitario non ancora del tutto “maturo” e questo può renderli più suscettibili anche alle allergie».

«Nei bambini, come negli adulti, i sintomi riguardano prevalentemente l’apparato respiratorio. I più comuni sono infatti la rinite (il cosiddetto “raffreddore da fieno”), gli starnuti continui e la congestione e secrezione nasale, che può scendere verso la gola e causare tosse e prurito alla gola. Frequente è anche la congiuntivite con occhi arrossati che lacrimano. In alcuni casi poi possono comparire anche manifestazioni cutanee come dermatite, orticaria ed eczema. Anche l’otite, nei bambini, può essere il segno di una rinite allergica non diagnosticata»

Parliamo dell’allergia ai pollini. Da cosa è favorita?

«L’allergia primaverile in Italia è legata in particolare ai pollini delle graminacee, betullacee, oleacee, cupressacee e parietaria».

Quali sono i sintomi più comuni?

«Nei bambini, come negli adulti, i sintomi riguardano prevalentemente l’apparato respiratorio. I più comuni sono infatti la rinite (il cosiddetto “raffreddore da fieno”), gli starnuti continui e la congestione e secrezione nasale, che può scendere verso la gola e causare tosse e prurito alla gola. Frequente è anche la congiuntivite con occhi arrossati che lacrimano. In alcuni casi poi possono comparire anche manifestazioni cutanee come dermatite, orticaria ed eczema. Anche l’otite, nei bambini, può essere il segno di una rinite allergica non diagnosticata».

Come si diagnostica?

«Con un’adeguata visita allergologica e test cutanei (prick test) o esami del sangue. Questi test rappresentano un valido e consolidato mezzo diagnostico e sono di facile e sicura esecuzione. Minimamente invasivi sono ben tollerati anche dai bambini. Il prick test si esegue applicando una goccia della sostanza che si sospetta possa causare allergia (allergene) sulla superficie interna dell’avambraccio e la si fa penetrare nel primo strato della cute tramite scarificazione con una lancetta (strumento dotato di una piccola punta acuminata). Nell’arco di 15-20 minuti, cioè il tempo di rilascio dei mediatori dai mastociti cutanei (le cellule del sistema immunitario che intervengono nelle reazioni allergiche) sul braccio comparirà un pomfo, cioè una zona gonfia e arrossata di dimensioni variabili. In genere la risposta a un allergene è giudicata positiva (e quindi il bambino è allergico) quando il pomfo relativo ha un diametro di almeno un quarto del diametro del pomfo di riferimento».

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