Endometrio, robotica e medicina di precisione

Ginecologia Il tumore che lo colpisce è la neoplasia principale tra quelle che colpiscono l’utero. Ecco cosa fare.

Nelle donne è la quarta malattia tumorale per diffusione, dopo quella della mammella, del colon e del polmone. È il tumore dell’endometrio, la neoplasia principale tra quelle dell’utero. Ad esserne colpite sono soprattutto donne sopra i 50 anni. Tra i fattori di rischio l’obesità e gli squilibri ormonali con iperestrogenismo. Delle centinaia di interventi chirurgici in ambito ginecologico oncologico effettuati ogni anno al Papa Giovanni, quello per la rimozione del tumore dell’endometrio rientra nella casistica che rende preferibile avvalersi della chirurgia mini-invasiva laparoscopica. Al Papa Giovanni la piattaforma utilizzata è quella robotica, che permette una chirurgia di estrema precisione. Nel solo ambito ginecologico vengono effettuati circa 50 interventi robotici all’anno, oltre la metà dei quali riguarda i tumori maligni dell’endometrio.

Le moderne metodiche mininvasive offrono particolari vantaggi per la paziente rispetto alla chirurgia tradizionale. Si riducono i tempi di recupero post-operatorio, c’è un miglior controllo

del dolore a livello delle ferite chirurgiche e si ottiene infine un minor impatto estetico, grazie a cicatrici ridotte. «Un ulteriore vantaggio è rappresentato dal forte ingrandimento ottico, e dalla visione tridimensionale che permette al chirurgo di operare con estrema precisione - spiega Marco Carnelli, direttore di Ostetricia e Ginecologia del Papa Giovanni - Un aspetto da non sottovalutare, per una patologia che colpisce in molti casi pazienti obese, è il comfort offerto dal robot a noi chirurghi rispetto alla chirurgia tradizionale e persino a quella in laparoscopia. Il fatto di poter stare seduti alla consolle del robot permette di ridurre molto l’affaticamento. Una maggior capacità di concentrazione nel tempo da parte del chirurgo si traduce in una maggior sicurezza per la paziente».

Durante l’intervento, i chirurghi ginecologi del Papa Giovanni possono inoltre fare ricorso a tecniche avanzate che permettono di rilevare il cosiddetto «linfonodo sentinella». Una speciale telecamera con visione in fluorescenza rende visualizzabili i linfonodi che «captano» il colorante (indocianina verde), precedentemente iniettato nell’utero. Il chirurgo identifica così in tempo reale il linfonodo da rimuovere, scongiurando una linfoadenectomia estesa, che potrebbe comportare complicazioni per le pazienti.

L’analisi anatomopatologica approfondita della struttura linfonodale asportata permette di valutare con molta più precisione lo stato linfonodale della paziente rispetto alla valutazione istologica convenzionale. Lo stato linfonodale è un fattore di prognosi importante che permette di ottimizzare le scelte terapeutiche e contribuisce a ridurre il fallimento dei trattamenti stessi. Conoscere un po’ meglio il «nemico» significa infatti poterne prevedere le mosse con più precisione.

Un’arma in più per combattere questa malattia è stata offerta negli ultimi anni dai grandi progressi della medicina di precisione. Le scoperte nel campo della genetica hanno permesso di aumentare da due a quattro le categorie esistenti per la classificazione molecolare del tumore dell’endometrio. Anche al Papa Giovanni la nuova e più dettagliata stratificazione orienta i trattamenti successivi alla chirurgia accanto all’ utilizzo dei fattori di prognosi tradizionali. «La chirurgia e la medicina di precisione hanno un risvolto molto pratico – sottolinea Marco Carnelli -. Oggi siamo in grado di orientare con maggiore efficacia la strategia clinica, non solo in ambito chirurgico, ma anche sul fronte della terapia farmacologica. Alcune pazienti con tumori che in precedenza avremmo considerato ad alto rischio, oggi possono essere indirizzate ad una sorveglianza periodica di controllo. Al contrario, tumori che in passato sono stati classificati come potenzialmente poco aggressivi oggi possono essere rivalutati alla luce delle nuove scoperte genetiche».

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