Il Covid-19 e la gravidanza
Tutto quello che c’è da sapere

Il Covid-19 e il pericolo di esserne colpiti devono essere valutati con molta attenzione durante la gravidanza. Lo spiega la dott.ssa Clara Gargasole, specialista in Ginecologia e Ostetricia, che collabora nella sede di Seriate di «Politerapica».

L’infezione da coronavirus 2019 (Covid-19) si è diffusa globalmente, assumendo i caratteri di una grave pandemia. Oltre che un’emergenza sanitaria, l’infezione risulta particolarmente rischiosa per la popolazione più vulnerabile, tra cui dobbiamo obbligatoriamente includere la donna gravida.

Già in condizioni fisiologiche, infatti, in gravidanza la donna è più suscettibile alle infezioni respiratorie e a quadri di polmoniti virali che rappresentano la terza causa indiretta di morte nel periodo della gestazione. Questa maggiore predisposizione è legata ai cambiamenti funzionali che la gravidanza comporta, tra cui un incrementato consumo di ossigeno, l’elevazione del diaframma, l’edema della mucosa del tratto respiratorio che predispone a una maggiore intolleranza alla carenza di ossigeno, lo switch dei linfociti T helper1/2 che protegge il feto ma rende più vulnerabile le madri alle infezioni da patogeni intracellulari come i virus.

Sintomi simili

Il meccanismo d’azione del Sars- CoV2 è mediato dal legame a un recettore (Ace2), presente a livello degli alveoli polmonari, lungo il tratto digerente e le alte vie aeree, che può evolvere in malattia a livello respiratorio e gastrointestinale.

Ad oggi i sintomi del Covid-19 in gravidanza sembrerebbero essere molto simili a quelli degli altri pazienti: una recente revisione scientifica, pubblicata a luglio, che ha analizzato 538 articoli su gravidanza e Covid-19, ha riportato come sintomo più frequente la febbre (83%), seguita da tosse (57%), dispnea (27%) e diarrea (14%). Forme più severe di SarS2 sembrerebbero essere più frequenti nell’ultimo trimestre di gravidanza, quando anche il ricovero in terapia intensiva e la necessità di ventilazione meccanica diventano più probabili. Qualora il Covid-19 si manifesti con polmoniti conclamate, la gravida necessita di assistenza continua essendo a maggior rischio teorico di morbilità, mortalità e complicanze fetali tra cui, in primis, il parto pretermine (circa 3 volte superiore) dovuto a complicanze materne o fetali e il taglio cesareo. Queste osservazioni, spiega la specialista di Politerapica, dott.ssa Gargasole, derivano in gran parte dagli studi scientifici effettuati sulla popolazione gravida infettata dagli altri due coronavirus responsabili della Sars e della Mers, che sebbene presentino alcune caratteristiche in comune con il Covid-19, sono meno contagiosi ma più letali di quest’ultimo.

Fattori di rischio

Fattori di rischio che sembrano associati a maggiore possibilità di ospedalizzazione per Covid-19 in gravidanza sono: Sovrappeso o obesità, Malattie preesistenti come diabete e ipertensione, Età materna maggiore o uguale a 35 anni, Appartenenza a minoranze etniche, asiatiche o nere, Deficit di vitamina D.

Infezione fetale/neonatale

Esiste un rischio teorico di trasmissione verticale, da gravida a feto, in quanto il recettoreAce2 è largamente presente nella placenta. Nonostante ciò, non vi è attualmente evidenza chiara di neonati affetti da Covid-19 per trasmissione materna. Sono stati effettivamente riportati pochi casi di neonati di madri affette, risultati positivi al virus poco dopo il parto, dato che sembra più aneddotico che scientificamente provato. Inoltre, un segnale rassicurante è rappresentato dall’assenza di virus isolato nel liquido amniotico, cordone ombelicale e latte materno fino ad oggi.

I suggerimenti

Sulla base delle attuali evidenze, e delle forti limitazioni scientifiche degli studi finora condotti, dice la dott.ssa Clara Gargasole, le linee guida nazionali e internazionali considerano le donne in gravidanza una popolazione ad elevato rischio di sviluppare una severa malattia da Covid-19 oltre che avere rischi potenziali di esiti sfavorevoli come il parto pretermine.

Dato l’alto tasso di contagiosità di questo virus è raccomandabile ridurre al minimo gli accessi ospedalieri delle pazienti gravide, preferendo la medicina di territorio.

D’altronde, l’assenza di evidenza su anomalie congenite o morte in utero correlata a Covid-19, è un dato confortante, che apre uno spiraglio di speranza in un momento in cui la nostra società è duramente messa alla prova da un nemico subdolo e silenzioso.

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