Le allergie di primavera: quanto pesa l’inquinamento

Ambiente . Può causare la crescita di alcune proteine allergizzanti e rende il polline più abbondante e dannoso.

La bella stagione è anche sinonimo di allergie. Ne parliamo con il dottor Andrea Toniato, allergologo di Humanitas Gavazzeni e Humanitas Medical Care di Bergamo.

Dottor Toniato, quali sono le piante del nostro territorio che possono provocare l’allergia più diffusa, quella ai pollini?

«Le graminacee, piante erbacee, sono la principale causa di allergia in primavera a cui si aggiungono piante arboree come il nocciolo, l’ontano e la betulla. Nei territori collinari e dei laghi troviamo anche l’olivo e nelle nostre strade cittadine anche il platano, il frassino, il ligustro e piante erbacee come la parietaria».

La famosa ambrosia?

«L’ambrosia è più tardiva e il picco si ha verso fine agosto, settembre, ottobre; qualcosa di lieve può avvenire anche in periodi anticipati».

Queste allergie hanno gli stessi sintomi?

«Sì, i sintomi sono quelli tipici delle allergie respiratorie: dalla rinite allergica alla congiuntivite; ma può svilupparsi anche un’asma bronchiale allergica».

Quanto conta l’inquinamento e il cambiamento climatico?

«Sono fattori che pesano su questo tipo di allergie respiratorie, non solo perché l’inquinamento rappresenta un fattore infiammatorio sulle nostre vie aeree ma lo è anche sulle stesse piante. L’inquinamento causa l’aumento di alcune proteine allergizzanti e rende il polline non solo più abbondante ma anche più dannoso per le nostre vie aeree, per il naso e gli occhi. Il cambiamento climatico ha poi conseguenze non solo sulle piante ma anche sull’intensità e la durata del periodo pollinico».

La maggiore diffusione degli allergeni provoca maggiori problemi a chi soffre di asma bronchiale?

«Sì. L’asma bronchiale, soprattutto se allergica, è una malattia multifattoriale dove l’ambiente, sia per l’inquinamento che per la presenza di più tipi di pollini e una maggiore estensione del periodo, ha un effetto sulla gestione e sul controllo dei sintomi asmatici. Ad esempio, lo scorso febbraio, in un periodo ricco di PM10 in tutta la pianura padana, ci sono stati peggioramenti degli stati asmatici».

Le allergie sono legate anche agli alimenti.

«Le allergie alimentari sono diffuse e possono riguardare molti alimenti: dal pesce ai crostacei ad alcuni tipi di alimenti vegetali (frutta secca, pesca). Nel caso di alimenti di origine vegetale, le allergie alimentari possono avere una correlazione anche con quelle respiratorie».

Intolleranze e allergie fanno parte della stessa «famiglia»?

«No, sono due cose diverse: l’allergia alimentare è una reazione del nostro sistema immunitario, specifica verso una componente dell’alimento, il più delle volte una proteina. Nell’intolleranza il sistema immunitario non viene coinvolto; ad esempio, l’intolleranza al lattosio è legata alla difficoltà della digestione di uno zucchero (il lattosio)».

Terapie: a che punto siamo?

«I classici antistaminici, le terapie cortisoniche, gli spray nasali e i colliri sono le terapie più usate per la gestione dei sintomi delle allergie respiratorie. Per queste però abbiamo anche l’immunoterapia specifica, una sorta di vaccino specifico per i diversi allergeni in grado di modificare la storia naturale della malattia allergica andando a indurre uno stato di tolleranza. Per alcune malattie, tipo l’asma, ci sono terapie biologiche che agiscono in modo mirato su alcuni processi infiammatori e sono in grado di ridurre i sintomi fino anche ad annullarli».

Se siamo allergici, quanto tempo prima dobbiamo fare i vaccini?

«Solitamente per un’allergia stagionale, tipo alle graminacee, bisogna inizia prima che “scoppi” la stagione, con un percorso vaccinale verso novembre/gennaio che prosegue nei mesi che accompagnano l’arrivo della primavera. Per gli allergeni ad andamento perenne ci sono terapie che durano tutto l’anno».

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