Bergamasco a Shanghai: «Positivo al Covid, sigilli sulla porta di casa e controlli con i droni»

La testimonianza Un loverese trapiantato a Shanghai racconta la vita «sotto sigilli» nella megalopoli cinese travolta dal virus. «Chiuso in casa in attesa che mi portino in ospedale, e non ho sintomi». Bimbi separati dai genitori, cani e gatti uccisi.

Droni che ti seguono fino a ricondurti a casa, bambini separati dai genitori, animali domestici uccisi in cortile, sigilli alle porte di chi risulta positivo, una guardia per ogni androne a controllare chi viene e chi va, megafoni in strada per chiamare al tampone. Infine, obbligo di ricovero. Succede in Cina, paese dove l’epidemia da Covid ha avuto inizio e dove il governo sta adottando misure straordinarie per mantenere l’obiettivo «covid free» che, alla luce delle varianti e delle loro specificità, appare oggi anacronistico. Tali provvedimenti possono essere letti sui siti di informazione cinese in lingua inglese e li conferma Gabriele F., loverese trapiantato a Shanghai dove ha finito di studiare economia e management e da dove, nel marzo 2020, guardando la «sua» Bergamo così lontana, invitava a fidarsi delle autorità, a indossare le mascherine, a stare in casa il più possibile. Oggi, a due anni di distanza, assiste invece a un poco comprensibile inasprimento delle misure di contenimento.

«Sono in contatto con il consolato italiano che mi ha confermato le procedure e mi ha detto di stare tranquillo»

«Per la prima volta da due anni a questa parte – racconta al telefono – sono risultato positivo al Covid e sto aspettando che mi vengano a prendere per portarmi in ospedale. Non sto male ma qui chi risulta positivo deve obbligatoriamente essere portato in ospedale o in un hub dedicato al covid, in fiera o in albergo. A Shanghai, dove vivono 26 milioni di abitanti, i posti letto disponibili, circa 60mila, sono tutti occupati; ne stanno installando altri 40mila e da un giorno all’altro verranno a prendermi. Sono in contatto con il consolato italiano che mi ha confermato le procedure e mi ha detto di stare tranquillo. Anche la mia ragazza, con cui vivo, è positiva: non so se riusciremo ad andare in ospedale insieme o se ci porteranno in luoghi distanti». Quanto distanti? «Per esempio, se sei contatto stretto di un positivo ti possono portare a 250/300 chilometri di distanza da casa».

Come hai scoperto che sei positivo? «Diverse città cinesi sono in lockdown totale da circa un mese. La parte orientale di Shangai dal 20 marzo, la parte occidentale, che è dove vivo io, dal 1° aprile scorso. Da allora tutti i giorni dobbiamo sottoporci a un tampone rapido a casa, consegnare il risultato, e ogni tre o quattro giorni in strada chiamano con il megafono civico per civico, si scende, ci si mette in fila e ci fanno il molecolare. Io sono risultato positivo un paio di giorni fa».

I sigilli alla porta

E a quel punto cosa è successo? «Hanno attaccato un sigillo alla porta di casa, e se, per uscire, lo strappo posso incorrere in sanzioni non certo piacevoli. Se anche dovessi forzarlo, in fondo alle scale c’è una guardia che controlla l’identità di chi entra e di chi esce dal palazzo. Superato questo controllo, per strada le autorità utilizzano i droni per verificare chi stia circolando: se riconoscono che non potresti andare in giro ti obbligano a rientrare al domicilio». E non solo se una persona è risultata positiva: «Anche se sei stato in una zona colpita dal virus. Qui in Cina, a differenza che in Italia e in Europa, non hanno adottato il green pass per consentire solo ai vaccinati di circolare. Qui sei obbligato a scaricare un’applicazione di geolocalizzazione e tenerla sempre attiva. Se risulta che sei stato per più di quattro ore in un’area in cui successivamente risulta un focolaio, scatta anche per te la quarantena».

«Le varianti attuali sono ingestibili: tenerlo sotto controllo, lo abbiamo capito tutti, è impossibile»

Anche tu assisti alle modalità di contrasto di cui si legge online? «Sì, e stanno facendo molto discutere. Due in particolare. La prima è che i bambini vengono separati dai genitori. La seconda è che cani e gatti, se il proprietario finisce in ospedale e vive da solo, vengono soppressi immediatamente». Racconta Gabriele «che probabilmente l’impostazione del governo cinese di puntare sempre e comunque ad avere zero casi di Covid sia oggi insostenibile. Le varianti attuali sono ingestibili: tenerlo sotto controllo, lo abbiamo capito tutti, è impossibile. Io ho fatto due dosi di uno dei due vaccini sviluppati in Cina e come me, a Shangai, è ufficialmente vaccinata l’88% della popolazione, ma si registrano 20mila nuove positività ogni giorno. E l’aspetto che francamente mi inquieta di più è che a fronte di tutto questo non ci sono morti per Covid. In una megalopoli da quasi trenta milioni di abitanti, è un mese che non si parla di vittime provocate da questa malattia».

»Inizia a scarseggiare il cibo: se ordini qualcosa online, non ti viene consegnato e non riesco a spiegarmi il perché»

E adesso che succede? «Aspetto che mi portino in ospedale, e poi vorrei tornare a casa al più presto. Ma paradossalmente andare in ospedale per una significativa fetta di popolazione sta diventato auspicabile. Inizia infatti a scarseggiare il cibo: se ordini qualcosa online, non ti viene consegnato e non riesco a spiegarmi il perché. Soltanto acquisti consistenti, 200 litri di latte, 200 pacchi di riso, arrivano a destinazione: facciamo parte di un gruppo di acquisto di quartiere e in qualche modo ce le facciamo, ma qui in casa abbiamo scorte per una decina di giorni, non di più».

«Dopo la prima devastante ondata pandemica e le conseguenti decisioni imposte per cercare di contenere il contagio dilagante, non ci sono più state grosse limitazioni ed è soltanto in questi giorni che mi sembra tutto esagerato»

«Questi ultimi due anni - prosegue il loverese – se li riguardo, devo riconoscere che li ho passati direi bene, nonostante tutto. Dopo la prima devastante ondata pandemica e le conseguenti decisioni imposte per cercare di contenere il contagio dilagante, non ci sono più state grosse limitazioni ed è soltanto in questi giorni che mi sembra tutto esagerato. Per questo penso che ad agosto tornerò a casa in Italia, e rifletterò su cosa fare. Oggi lavoro per una azienda che produce distributori di acqua, ma tornare in Cina non sarà facile. Attualmente l’unico modo per ritornare qui è prendere un volo diretto e non mi pare che dall’Italia ce ne siano di disponibili. Ci sono soltanto voli semi privati che costano almeno tremila euro. E una volta atterrato dovrei pagarmi tre settimane di isolamento in un Covid hotel, non so bene dove. Qui però c’è la mia ragazza, spero di poter scegliere insieme a lei cosa fare».

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