Elezioni, 38 Comuni bergamaschi al voto: crisi delle candidature, crollo del 40%

A pochi giorni dalla presentazione ufficiale per le amministrative di ottobre netto calo di aspiranti sindaci, soprattutto nei «piccoli».

I conti si faranno tra dieci giorni, il 4 settembre a mezzogiorno in punto, quando scadrà il termine di presentazione delle liste per le elezioni amministrative di ottobre. Ma sebbene le sorprese possano sempre arrivare, un quadro di massima si può già tracciare. E conferma un trend che nelle ultime tornate elettorali si è consolidato: la crisi delle candidature, specialmente nei Comuni più piccoli (ma non solo). In queste realtà, pur con le eccezioni del caso, è sempre più faticoso, confermano gli addetti ai lavori, individuare persone desiderose di impegnarsi nell’amministrazione, come sindaci o consiglieri. Così se nei Comuni medio-grandi della pianura già si profilano sfide a quattro o cinque, su altri fronti il quadro appare ben diverso. Le cifre, pur ancora provvisorie per quanto riguarda il 2021, parlano chiaro: cinque anni fa gli aspiranti sindaci nei 39 Comuni al voto erano cento tondi. Oggi le realtà che apriranno le urne sono 38 (mancano, rispetto al 2016, Almè e Fornovo San Giovanni, mentre si aggiunge Albano Sant’Alessandro) e i candidati primi cittadini già annunciati sono una sessantina. Il calcolo è subito fatto: un crollo del 40% circa.

Va detto che si ha notizia di alcune liste che proprio in questi giorni sono al lavoro per chiudere il cerchio, quindi altri nomi si aggiungeranno, seppur in zona Cesarini. Ma la riduzione è nei fatti, e sembra destinata a lanciare anche una quota significativa di corse solitarie, con un unico candidato sindaco: nel 2016 furono cinque (Adrara San Rocco, Calcinate, Gromo, Valnegra e Vilminore di Scalve), attualmente – sempre al netto di sorprese – se ne profilano suppergiù il doppio.

Sembrerebbe così, per esempio, a Filago, paese dell’Isola con poco più di tremila abitanti, quindi non esattamente «micro», dove a oggi l’unico candidato sindaco è l’uscente Daniele Medici. E pure lui ci ha pensato bene: «Ho proseguito perché abbiamo dei progetti aperti da portare avanti, ma non nascondo che non lo si fa a cuor leggero. Lo zaino è sempre più pesante, ci sono mille problemi sociali ed economici per cui la gente ha anche meno disponibilità verso i doveri pubblici». Lui stesso, racconta, ha faticato a completare la lista, «per fortuna chi era già nel gruppo ha accettato di continuare. Ma in generale manca un po’ lo spirito di partecipazione». Eppure Filago ha attraversato di recente l’esperienza del commissariamento: anche nel 2015 ci fu un solo candidato, che non raggiunse il quorum, facendo scattare per un anno la gestione del commissario prefettizio. «Che può portare avanti solo l’ordinaria amministrazione – ragiona Medici –. Il sindaco è in municipio dieci ore al giorno, è evidente che il commissario non può fare lo stesso». La sfida di ricostruire la partecipazione, anche nei piccoli paesi, per Medici va molto oltre la quotidianità dell’amministrare: «Bisogna ricostruire valori e attenzioni comuni che oggi non ci sono. È un tema formativo. È un momento molto difficile per chi amministra, se si è in pochi ancora di più. Ma siamo qui per cercare di fare quel che si può>.

«Più facile criticare da fuori»

Ha corso da sola contro il quorum cinque anni fa, e pare destinata a ripetere l’esperienza, la sindaca di Gromo, Sara Riva. «Si dice “la gente non si interessa”, ma non credo che sia proprio così – riflette – perché poi i commenti e le critiche arrivano. Di fatto, almeno nel nostro caso, un’opposizione in paese c’è, ma non siede in aula. Personalmente credo che sia più corretto e leale portare avanti le battaglie in Consiglio comunale, mettendoci la faccia con una candidatura, piuttosto che stare fuori a criticare».

Anche Riva conferma tuttavia che «non è facile trovare persone disponibili a candidarsi: anche da fuori, seppur non nel dettaglio, la gente conosce le difficoltà dell’amministrare. Ma resto convinta che sia un’esperienza che tutti dovrebbero provare».

Purtroppo, aggiunge la sindaca, «anche gli amministratori sono colpiti dall’immagine negativa che ha travolto la politica. Ma nei nostri piccoli Comuni non si fa politica: cerchiamo il bene dei nostri concittadini. Spero che possa venire avanti una visione più positiva di chi si impegna per la collettività».

Sembra veleggiare verso la lista unica anche San Pellegrino, importante realtà vallare di quasi cinquemila abitanti. «Bisogna non essere normali per candidarsi», scherza – ma nemmeno troppo – il sindaco uscente Vittorio Milesi.

«Così i paesi non crescono»

Al termine del suo quarto mandato, è ora in corsa a sostegno di Fausto Galizzi. E in questi giorni è particolarmente amareggiato per la vicenda delle sanzioni che stanno arrivando ai sindaci della valle dopo la manifestazione a favore dell’ospedale di San Giovanni Bianco. «Se accadono queste cose anche con le istituzioni con cui pensi di collaborare, tutto diventa più difficile». Poi certo «ci sono le soddisfazioni, da noi c’è tanta gente ragionevole, corretta, con senso delle istituzioni. Ma se guardiamo a quel che ci circonda in senso più ampio, sempre più spesso ci si trova davanti a persone che pensano solo al piccolo problema personale, non c’è più disponibilità ad affrontare le questioni che riguardano la comunità». Anche Milesi conferma la difficoltà nel trovare persone capaci, impegnate e disponibili a candidarsi: «Consapevoli di ciò a cui si va incontro, spesso declinano. Noi siamo riusciti a coinvolgere un gruppo di giovani, che spero prendano passione a questo ruolo».

L’indebolimento dei partiti, osserva il sindaco, non ha aiutato: «Una volta c’erano le scuole di partito, si arrivava alla responsabilità amministrativa con una formazione culturale e una consapevolezza. Ma oggi questa parte manca». E a farne le spese, anche nei nostri piccoli paesi, rischia di essere «chi è più nel bisogno, che ha necessità di interlocutori che ne capiscano le esigenze. Queste situazioni di certo non aiutano i nostri paesi a crescere».

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