Gravidanza e virus: «I vaccini evitano
i parti prematuri»

Serena Pirola dell’Asst Papa Giovanni: «Le donne in attesa o in allattamento devono proteggersi. L’infezione passa dalla placenta: 2 bimbi nati positivi».

Sono ancora molte le donne che hanno ritrosie sull’opportunità di vaccinarsi contro il Covid mentre aspettano un figlio o sono in allattamento: eppure anche gli ultimi studi effettuati sotto l’egida dell’Istituto superiore di Sanità parlano chiaro, evidenziano i vantaggi sia per le mamme che per i neonati, perché gli anticorpi si trasmettono sia attraverso la placenta che con il latte materno, ma soprattutto perchè per queste donne si riducono i rischi di una malattia severa, in caso di contagio da Sars-Cov2 e in presenza di sintomi. «Fino a qualche tempo fa si riteneva che la mancata adesione alla campagna vaccinale da parte delle gravide fosse dovuta anche a informazioni confuse, oggi eventuali perplessità non hanno motivo di esistere, i dati raccolti, sia a livello nazionale che internazionale, vanno in una unica direzione: il vaccino antiCovid è altamente raccomandato, sia in attesa di un figlio, sia in allattamento, sia per le donne che stanno programmando una gravidanza, anche attraverso un percorso di procreazione assistita», rimarca Serena Pirola, ginecologa dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che parla anche a nome dell’intera Unità di Medicina materno-fetale di cui è responsabile Luisa Patanè e direttore Marco Carnelli.

Gli appelli a vaccinarsi, anche in gravidanza, continuano a ripetersi. Anche Letizia Moratti, assessore regionale al Welfare, nei giorni scorsi si è rivolta alle donne in attesa. Quindi la mobilitazione finora non ha dato gli esiti sperati?

«Stiamo assistendo a un leggero aumento dell’adesione ai vaccini da parte delle donne incinte, ma non quanto ci si aspettava. Gli appelli vanno ripetuti: al Papa Giovanni stiamo facendo una campagna di sensibilizzazione sia per le donne che si presentano al pronto soccorso ostetrico, sia per quante arrivano per visite di controllo, sia per tutte le donne che accedono agli ambulatori per motivi ginecologici. Tutti i dati che ormai emergono sono concordi: le donne gravide infettate dal virus e sintomatiche, a confronto di donne non incinte della stessa età.,etnia e peso corporeo hanno un rischio tre volte superiore di uno sviluppo severo della malattia, che può portare all’ospedalizzazione e anche al ricovero in Terapia intensiva. Tutti gli studi sviluppati in questi mesi, compreso anche l’ultimo pubblicato il 23 settembre, Itoss, Italian obstetric surveillance system, sponsorizzato dall’Istituto superiore di Sanità, a cui ha partecipato anche il Papa Giovanni di Bergamo, evidenzia i vantaggi dell’adesione al vaccino in gravidanza e che non c’è alcuna controindicazione per il 2° e 3° trimestre e nel puerperio, mentre la vaccinazione nel 1° trimestre va discussa con il medico curante. L’optimum è il completamento del ciclo vaccinale, sempre con vaccini a mRna, entro l’espletamento del parto, per sfruttare al massimo gli effetti del vaccino sia per la mamma che per il nascituro. E gli studi ribadiscono che con il vaccino non c’è alcun rischio di aborti spontanei».

In assenza di vaccino, in caso di infezione da Sars-Cov2 c’è un rischio aumentato di parti prematuri? È stato riscontrato anche in Bergamasca?

«Sì, è ormai ampiamente dimostrato che per le donne contagiate in gravidanza e non vaccinate aumenta il pericolo di un parto pretermine e anche di pre-eclampsia, patologia caratterizzata da un innalzamento eccessivo della pressione sanguigna e che può avere esiti anche molto gravi. Al Papa Giovanni dal febbraio 2020 abbiamo ricoverato per Covid 264 donne in gravidanza e puerpere, alcune inviateci da altre strutture, diverse guarite e dimesse, altre ritornate per il parto ormai negativizzate; di tutte queste, in diversi gradi di prematurità, 16 hanno avuto un parto pretermine. Spesso la necessità di un parto pretermine è per poter curare la mamma nel modo più rapido ed efficace possibile, questo significa che alcune volte si deve ricorrere al parto cesareo, dipende dalle condizioni di mamma e nascituro. Per fortuna non abbiamo avuto né decessi di partorienti con Covid né decessi neonatali. La protezione del vaccino è importante anche per la salute del nascituro».

Avete avuto quindi casi anche di bimbi positivi alla nascita?

«Sì, la trasmissione verticale del virus, da mamma a figlio, attraverso la placenta è dimostrata, i nostri dati confermano quelli della letteratura, si tratta di un evento raro, il 2% dei casi, ma esiste. Al Papa Giovanni abbiamo avuto due bimbi nati positivi, infettati per linea materna.Un motivo in più per un ulteriore invito a vaccinarsi: per le donne gravide sono a disposizione i centri vaccinali, chi vuole sottoporsi alla prima dose può prenotarsi su https://prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it. Per i centri vaccinali gestiti dall’Asst Papa Giovanni è possibile verificare gli orari e i giorni per l’accesso libero, pubblicati sul sito web aziendale. Le disponibilità per questa settimana sono: Presst di Sant’Omobono Terme, via Vanoncini 20 (15 ottobre dalle 8 alle 14), ospedale di San Giovanni Bianco (16 ottobre dalle 8 alle 14). Il calendario viene aggiornato settimanalmente».

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