Covid, ora la variante Delta corre:
balzo al 48% nella Bergamasca

La cosiddetta variante indiana del virus Sars-Cov2 sta prevalendo su quella inglese: lo dicono i sequenziamenti effettuati dall’Istituto Mario Negri. La provincia di Bergamo è in linea con la Lombardia.

Lo «switch» in Lombardia è avvenuto rapidamente, nell’arco di pochi giorni, passando da giugno a luglio: «I primi sette giorni di luglio segnalano la variante Alfa inglese al 24% (142 casi) e la Delta indiana al 45% (270 casi), sebbene su un totale di sole 603 genotipizzazioni eseguite in 7 giorni». Lo ha comunicato la vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti. E anche la Bergamasca è in linea: la cosiddetta variante indiana del virus Sars-Cov2 sta prevalendo su quella inglese: lo dicono i dati delle genotipizzazioni effettuate dall’Istituto Mario Negri, nell’ambito della convenzione con l’Asst Bergamo Est. «E in pochissimo tempo avremo quindi la variante Delta più diffusa di quella inglese, come è accaduto in Inghilterra – rimarca Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – . La Delta è il 50% più contagiosa della Alfa, che a sua volta era il 50% più trasmissibile del ceppo arrivato da Wuhan, già mutato, nel marzo 2020. I dati che abbiamo sulla Delta sono esigui, per poter sapere se è associata a un eventuale maggiore livello di gravità della malattia: quello che sappiamo è che in Inghilterra i nuovi casi di ospedalizzazione riguardano persone non vaccinate. È dimostrato che il ciclo di vaccinazione completo, con entrambe le dosi, protegge anche contro le varianti, oltre che dalla malattia in forma grave. È importantissimo quindi procedere con rapidità nella campagna di vaccinazione».

Guardando ai numeri dell’Istituto Mario Negri, si ha la conferma dello «switch» tra variante Alfa e Delta in Bergamasca proprio nei primi giorni di luglio. «Da maggio al 7 luglio abbiamo ottenuto le sequenze di 71 campioni dall’Asst Bergamo Est, e va rimarcato che c’è differenza tra quanto effettuato prima del 18 giugno e dopo – spiega Marina Noris, responsabile del Laboratorio di Immunologia e genetica del Negri –. Prima del 18 giugno, infatti, non si effettuavano i sequenziamenti di tutte le nuove prime diagnosi ma solo per soggetti positivi under 19 o su casi di re-infezioni da Covid o di particolari cluster segnalati da Ats; inoltre la variante inglese Alfa è fortemente sottostimata perché la maggior parte dei casi di Alfa veniva diagnosticata al laboratorio di Calcinate dell’Asst Bergamo Est e a noi arrivava solo una parte dei campioni per la validazione. In ogni caso da maggio al 17 giugno sono stati 39 i campioni sequenziati dal Negri, di questi il 49% risulta essere variante nigeriana, Eta, il 36% variante inglese Alfa, l’11% variante indiana Delta (4 campioni) e il 6% variante C36 ovvero 2 campioni (questa variante è ancora in fase di osservazione, ndr)».

A partire dal 18 giugno si cominciano a osservare alcuni cambiamenti. «Infatti dal 18 giugno al 7 luglio (dal 18 giugno abbiamo sequenziato tutti i campioni di prima diagnosi da Asst Bergamo Est comprese le varianti inglesi) sono stati 32 campioni sequenziati – continua Noris –. Di questi il 37,5% è variante Alfa, il 37,5% variante Delta (12 campioni), il 25% variante brasiliana P1 gamma (8 campioni). E c’è di più, guardando solo ai primi sette giorni di luglio abbiamo finora analizzato 15 campioni: 10 (il 67%) sono variante Delta, 4 (il 27%) sono variante inglese e uno (il 6%) variante brasiliana P1. In questi dati c’è la presenza di un cluster familiare con 4 soggetti positivi per la Delta, per cui considerando il cluster come unico campione avremmo 7 varianti indiane su 12 (58%). Certo, i numeri sono ancora piccoli, e c’è da sperare che continui così, ma indicano chiaramente un incremento rapido della variante indiana. Se immaginiamo una proiezione di questi dati su tutto il territorio bergamasco possiamo affermare che la prevalenza della Delta è ormai in atto anche in terra orobica, con una proporzione assimilabile a quella della Lombardia, tra il 45 e il 48%. Un ultimo dettaglio: la maggior parte dei campioni che analizziamo sono di persone giovani, comunque al di sotto dei 40 anni».

Il sorpasso quindi c’è, anche in Bergamasca: ed è una situazione da tenere sotto stretto monitoraggio. «Questa variante diventa predominante molto facilmente, in Italia siamo in una situazione simile a quella dell'Inghilterra a maggio – aggiunge Remuzzi – . Sono stati somministrati quasi 57 milioni di vaccini e la percentuale della popolazione completamente vaccinata è di oltre il 38%. E sappiamo che tutti i vaccini, con il ciclo completato, sono protettivi contro le varianti. Non solo, è rarissimo anche che un vaccinato possa trasmettere il virus. In più, rispetto a quanto è accaduto da maggio in Inghilterra ora qui fa caldo, e contagiarsi fuori, all’esterno è difficile: uno studio fatto a Wuhan su 1.700 pazienti, e un altro su 25 mila casi hanno fatto registrare un solo caso di contagio all’esterno. La trasmissione all’aria aperta è quindi rara, escluse evidentemente condizioni di assembramento. Emerge quindi l’importanza di continuare una rapida campagna vaccinale per proteggere quante più persone possibile. E nello stesso tempo la necessità di ribadire che, essendo in presenza di una predominanza di variante Delta, bisogna evitare assembramenti: si usi la mascherina, in situazioni di folla, di feste, in cui si parla ad alta voce, si canta, e si hanno contatti ravvicinati». La raccomandazione, in vista della finale degli Europei di oggi è palese: si usi la mascherina in caso di folla per i festeggiamenti.

Ma, con il sorpasso della variante Delta, la raccomandazione principe, anche da Remuzzi, è quella di vaccinare quante più persone possibile. «Aggiungo anche che bisogna fare in modo che la popolazione capisca che, a fronte di informazioni che sembrano contraddirsi, il bello della scienza è invece che sa adattarsi alle cose che cambiano: bisogna avere fiducia negli scienziati perché studiano i cambiamenti e sanno adattare le conoscenze ai fatti che si modificano. Per esempio, si è detto che era fondamentale arrivare a proteggere quante più persone almeno con la prima dose di vaccino; ora, a fronte di uno scenario diverso, con il virus che continua a mutare, bisogna aggredire subito la situazione completando in fretta il ciclo vaccinale. Ricordando anche i risultati straordinari che si è riusciti ad ottenere finora: poco più di un anno fa nessuno pensava all’arrivo così rapido dei vaccini contro il Covid. In questi giorni invece Pfizer sta già adattando i suoi vaccini in modo da renderli completamente efficaci contro tutte le varianti. Bisogna fidarsi della scienza e della sua capacità di capire e adattarsi alle cose che cambiano»

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