Addio Bertocchi, il cartografo
«prestato» alla cronaca

Nembro, Attilio Bertocchi si è spento a 93 anni dopo una lunga vita dedicata al lavoro e al servizio. È stato anche sindaco.

Quando arrivava in redazione nell’ufficio della Provincia, si distingueva per due evidenti modalità: la cortesia del comportamento nel rapporto con i colleghi e la qualità della notizia che si accingeva a comunicare. La cortesia non era formale, era parte della sua personalità, di uomo mite, corretto, soprattutto raffinato nel relazionarsi, un gusto che scaturiva dalla sua stessa professione: il cartografo. Di assoluta eccellenza, un mestiere raro che lo rendeva protagonista nella Bergamo di quei tempi. Parlo degli anni fra i ’60 e gli ’80 del secolo scorso quando Attilio Bertocchi - del quale faccio qui memoria essendo deceduto a 93 anni, tumulato ieri dopo il funerale nella parrocchiale di Nembro - era anche il corrispondente de L’Eco di Bergamo dalla zona di Nembro (e della bassa Valle Seriana) e si collegava regolarmente con il sottoscritto, caposervizio della Provincia, per preparare servizi adeguati.

Fare il collaboratore esterno da un territorio fra i più ricchi di lettori e di abbonati, significava non solo «essere sulla notizia» - ovvero darne annuncio subito e in modo puntuale - ma anche «vivere la notizia», ossia saperla raccontare in modo garbato e semplice - sia pure di cronaca funesta - così da trasformarla in una partecipazione responsabile all’evento narrato. Due aspetti che dovrebbero essere tali ancor oggi e che Attilio seguiva e assecondava con scrupolo, attento all’informazione giornaliera, anche con più telefonate di controllo sino ad avere certezza della notizia. Benchè privilegiasse scrivere a mano su fogli sparsi, non quelli millimetrati propri del giornale, il telefono, a qualsiasi ora, era il suo mezzo abituale di informazione.

Corrispondente di rango, lo faceva con amore grande per il proprio paese che gli era caro e che tentava di raccontare con affetto, principalmente verso il domani da prefigurare o da inventare. Al punto che Nembro gli restituì l’amore, eleggendolo sindaco, compito assolto con rigore ed equilibrio. Dovette abbandonare il ruolo di corrispondente, ma non rinunciò alle visite d’amicizia di tanto in tanto alla redazione, presso la quale ritornò a collaborare, avendo ancora me quale referente.

Non solo articoli nella sua collaborazione a L’Eco, anche illuminanti interventi cartografici, per esempio in un «appoggio» illustrativo ad una serie di approfondimenti giornalistici sul Piano regolatore generale (oggi Piano di governo del territorio) di Bergamo: le «cartine» di Bertocchi aiutarono a capire meglio la complessa materia tecnica.

Nella vasta e preziosa schiera dei corrispondenti storici de L’Eco, Bertocchi si colloca nel novero dei migliori e dei più fedeli: cercare e trovare notizie era ben più di una passione, rappresentava per lui una costante ricerca di una identità di stile e di collegamento al giornale.

Da pensionato lo avevo incontrato spesso a Selvino ed ogni volta mi ripeteva con il suo sereno linguaggio: «Gli anni de L’Eco (che in quest’ora di dolore si stringe con grande commozione ai familiari di Attilio- n.d.r.) sono stati i più belli e indimenticabili della mia vita».n 
Amanzio Possenti

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