Sci, linee guida anti Covid al palo
Rischio nuovo rinvio per le seggiovie

Dal Cts, dopo un mese, manca l’ok al protocollo anti Covid. Ipotesi partenza dal 20 e non più il 7 gennaio. I gestori: ora chiediamo di lavorare per sopravvivere.

Impianti di risalita per lo sci aperti dal 7 gennaio, nel rispetto delle linee guida anti Covid approvate dal Comitato tecnico scientifico.

Così recita l’ultimo Dpcm. All’avvio della stagione sciistica mancano quindi due settimane ma in realtà l’incertezza su quella data sembra l’unica certezza. «Perché il protocollo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni è a Roma da un mese ma il Comitato tecnico scientifico non si è ancora espresso – spiega Massimo Fossati, presidente degli impiantisti lombardi e amministratore del comprensorio Valtorta-Piani di Bobbio –. Gli impiantisti sono tutti pronti, nel giro di 24 ore sono in grado di aprire e avviare la stagione dello sci in sicurezza, ma da Roma non arrivano, purtroppo, segnali positivi. O il protocollo viene approvato in questi giorni o rischiamo veramente di rinviare di nuovo tutto. Perché se ci sarà qualcosa da modificare bisognerà tornare al tavolo Stato-Regioni che non si riunirà prima di metà gennaio».

«Serve ok al protocollo»

Situazione che, nei giorni scorsi, ha fatto dire alla presidente nazionale dell’Anef Valeria Ghezzi che l’avvio degli impianti di risalita il 7 gennaio, come previsto dal Dpcm, «è un’utopia. Se cala il contagio possiamo ipotizzare un’apertura tra il 20 e il 30 gennaio, non prima. Ora dobbiamo puntare ad avere un protocollo, che è fermo al Cts, poi penseremo a individuare una data certa per la riapertura».

«Ciò che fa male è questa incertezza - continua Fossati -. Sciatori e impiantisti non sanno cosa fare. I grandi comprensori rischiano di non aprire, perché ormai non converrebbe loro. Noi piccoli possiamo contare sulla vicinanza delle grandi città e sugli sciatori pendolari, ma ci servono certezze per dare risposte anche ai clienti. E realisticamente l’apertura al 7 gennaio ci sembra, ora come ora, difficile».

Anche la montagna orobica, quindi, chiede di esplicitare le regole del gioco: «Basta confusione e incertezza, servono messaggi chiari», in sintesi le richieste degli operatori che arrivano anche dalla Valle Seriana.

Goggia ieri al Pora

Sulle piste di Monte Pora ieri si è allenata Sofia Goggia, che «come gli altri atleti ha prenotato la sua sessione di allenamento per sciare sulle piste. Per noi è motivo d’orgoglio poter accogliere una campionessa di casa sulle nostre piste, – ha detto l’amministratore delegato di Irta Maurizio Seletti –. La sua presenza è certamente un’iniezione di fiducia e un messaggio positivo per tutti i ragazzi che in questo periodo difficile si sono allenati tra mille difficoltà. Lo sport ha un ruolo sociale e formativo molto importante. Speriamo che presto vengano definite le linee guida per la riapertura. Dall’11 dicembre siamo aperti per gli agonisti, con protocolli rigidi e non vi sono stati problemi. C’è certamente preoccupazione per l’impatto economico che vi sarà sulle società degli impianti e su tutto l’indotto».

Dello stesso parere anche i colleghi, che chiedono certezze per poter programmare le riaperture.

«Difendere la montagna»

«Un ulteriore posticipo sarebbe drammatico per noi – riferisce Alessandro Testa degli Spiazzi di Gromo –. Possiamo portare pazienza un po’ ma poi ci si stanca. Ormai chiediamo di lavorare per sopravvivere, non tanto per guadagnare». Da Lizzola la richiesta è di tutelare la montagna: «Il brutto di questa situazione è l’incertezza, la confusione. Bisogna difendere tutti insieme gli interessi della montagna non solo per gli impianti ma per tutto l’indotto», riferisce Omar Semperboni, della cooperativa Nuova Lizzola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA