Baita abbandonata, ora è diventata luogo di convivialità

VAL BREMBILLA. Per iniziativa de «I Camosci del Foldone» il punto panoramico e di valore storico accoglie in quota gli escursionisti, tra cultura e occasioni di incontro.

Una vecchia malga, un gruppo di amici e tanto amore per il proprio territorio. Sono questi gli ingredienti che la scorsa primavera hanno fatto nascere a Val Brembilla una nuova associazione, I Camosci del Foldone. Tutto è iniziato durante una serata tra amici: tra una chiacchiera e l’altra, qualcuno iniziò a parlare della Baita del Foldone. Un luogo, che insieme a Castel Regina, è uno dei punti più panoramici della Val Brembilla, ma che da tempo non veniva più raggiunto dagli escursionisti perché lì non trovavano accoglienza o riparo. Non solo: ha un importante valore naturalistico, storico e culturale. Da qui, infatti, non è raro ammirare esemplari della fauna tipica delle Orobie, come i camosci che danno il nome all’associazione, oltre che un faggio che ha più di 400 anni.

Dal punto di vista storico-culturale, invece, la baita si trova nella zona che segnava il confine tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano. Fu un territorio a lungo conteso, poco distante si trova il «Cippo de tre confini» che delimitava i confini tra Gerosa (ora Val Brembilla), San Pellegrino e San Giovanni Bianco. «Sarà che siamo dei romanticoni, ma questi racconti ci fecero venir voglia di far qualcosa per permettere alle persone di tornare ad incontrarsi in questo luogo», racconta il presidente Massimiliano Rota. «Fino al primo dopoguerra era un sito dove ci si trovava per far la legna o per il pascolo. Con il calo dell’attività di pastorizia la baita è stata un po’ dimenticata, ma nei primi anni ‘90 un’associazione si occupò di ristrutturarla. Quando i volontari invecchiarono, però, venne di nuovo abbandonata. Non volevamo che tutta questa storia venisse dimenticata». Nacque così l’idea di prendere in gestione lo spazio, sistemarlo e di organizzare iniziative che riportassero le persone ad incontrarsi.

In comodato d’uso

«Abbiamo chiesto al Comune l’affitto con un comodato d’uso di cinque anni e poi abbiamo iniziato a sistemarlo. Siamo partiti dall’esterno, imbiancando e facendo manutenzione dei muri. Con il Gruppo Sentieri e Amici della Storia abbiamo pulito e ripristinato i sentieri, allestendo anche uno spazio per ripararsi all’esterno quando la Baita è chiusa. Abbiamo anche realizzato una piccola biblioteca all’aperto, dove chi passa può prendere un libro e leggerlo immerso nella natura». A giugno la Baita ha ufficialmente aperto: ogni prima domenica del mese i sei volontari dell’associazione aprono lo spazio e offrono ai passanti prodotti tipici della Valle, oltre che la possibilità di fermarsi e ascoltare la storia del luogo per conoscere meglio il territorio che abitano o che stanno visitando. «Proponiamo attività culturali e conviviali. Abbiamo iniziato a farci conoscere e le persone si sono incuriosite. Nei primi 4 weekend sono passati in tanti. È sempre stato un punto di passaggio, ma bisogna far sapere alle persone che ora c’è un luogo dove possono arrivare e trovare accoglienza».

Domenica prossima la Baita del Foldone sarà aperta e «I Camosci del Foldone» lì ad accogliere i visitatori: per raggiungerla si deve percorrere il sentiero 595 partendo da Catremerio (frazione di Val Brembilla) oppure sempre il sentiero 595 dal lato opposto partendo da Forcella di Bura (un’altra frazione di Val Brembilla); il tempo di percorrenza è di un’ora e 20 minuti da entrambe le parti.

Un sasso nello stagno

«Abbiamo provato a buttare un sasso nello stagno: ora la sfida è quella di coinvolgere altre persone, farle appassionare e perché no lasciare che sia qualcun altro che in futuro continui a tener vivo questo spazio con le sue modalità raccogliendo un’eredità come noi abbiamo fatto con l’associazione che ci ha preceduto. Si parla tanto del fatto che manca ricambio generazionale, crediamo che questa possa essere un’opportunità per i ragazzi di prendere in gestione un posto e farlo loro. Nel frattempo ce ne prenderemo cura noi». Per saperne di più visitare la pagina Facebook o il profilo Instagram «I Camosci del Foldone».

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