Ambiente e crisi climatica, Lampedusa al centro dell’Europa

Lampedusa è al centro dell’Europa per lo studio ed il monitoraggio dell’ambiente e della crisi climatica in atto: grazie al progetto Pro-Icos_Med, coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e al quale partecipano anche Enea e Crea, è stata potenziata soprattutto nel Sud Italia la rete europea di osservatori Icos, distribuita in 16 paesi e che coinvolge più di 500 ricercatori. La rete italiana si compone attualmente di 19 stazioni, che raccolgono misurazioni e dati necessari per comprendere quanto le attività dell’uomo stiano influenzando il clima, ed il suo potenziamento è stato finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Il progetto Pro-Icos_Med aggiunge un tassello importante nella messa a punto di strategie di monitoraggio sempre più efficaci per lo studio del clima e dei cambiamenti in atto”, dice la Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, intervenuta all’evento organizzato a Lampedusa dall’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Cnr, in programma fino all’8 giugno. “Non solo perché ha permesso di potenziare le infrastrutture nazionali – aggiunge Carrozza – ma anche e soprattutto per le future connessioni con l’infrastruttura di ricerca europea e con le componenti italiane di altre infrastrutture ambientali”.

In particolare, l’Osservatorio climatico di Lampedusa gestito dall’Enea è divenuto l'unico della rete europea Icos ad effettuare misure che coinvolgono tutte e tre le componenti del ciclo del carbonio: mare, terra e atmosfera. Sempre sull’Isola è in via di realizzazione una torre di 100 metri per lo studio dei flussi di carbonio, a cura dell’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del Cnr. Inoltre, la stazione di Capodimonte, gestita dall’Iret-Cnr, e quella di Castelporziano, gestita da Crea e Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo del Cnr, sono tra i siti urbani più attrezzati a livello internazionale. Infine, sono stati sviluppati centri di supporto nazionali, una banca dati centralizzata ed un laboratorio per le analisi.

L'osservatorio marino di Lampedusa (fonte: CNR)

“Osservatori delle rete Icos come quello di Lampedusa sono fondamentali sia per comprendere come le attività antropiche stiano influenzando negativamente il clima, che per calibrare le politiche di contenimento degli effetti del cambiamento climatico”, commenta il Presidente Enea Gilberto Dialuce. “Le misure atmosferiche che effettuiamo da oltre trent’anni hanno permesso di stabilire che l’ultimo decennio è stato caratterizzato da un tasso di crescita annuale di CO2 ancora maggiore rispetto ai due decenni precedenti. Inoltre – afferma Dialuce – abbiamo rilevato che il metano sta crescendo sempre più rapidamente e questo preoccupa, perché il suo potenziale di riscaldamento è superiore rispetto a quello della CO2”.

Le misure di gas ad effetto serra a Lampedusa sono iniziate nel 1992.  Da allora, il contenuto atmosferico di anidride carbonica è aumentato di oltre 60 parti per milione, con una crescita annuale che è arrivata a 2,7 parti per milione ogni anno. I dati più recenti raccolti nell’ambito del progetto Pro-Icos_Med (iniziato nel 2019) mostrano che la parte centrale del Mediterraneo assorbe CO2 dall’atmosfera nei mesi freddi, mentre la rilascia nei periodi più caldi. Fortunatamente, per ora la quantità di CO2 assorbita dall’oceano in inverno è il doppio di quella rilasciata in estate.

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