Bioprodotti dagli scarti del fico d’India

Il fico d’India è un valido esempio di economia circolare. I frutti sono apprezzati per il contenuto in fibre, zuccheri e pectine, ma anche per i costituenti minori come proteine, vitamine e sali minerali. Nella polpa c’è una significativa quantità di acido ascorbico e vitamina E; tra gli antiossidanti sono presenti soprattutto flavonoidi e betalaine. I numerosi semi del frutto consentono l’estrazione di un olio ricco di acidi grassi insaturi. Il fico d’India è una pianta multifunzionale: da ogni parte di essa e dagli scarti di lavorazione e potatura possono essere ricavate biomolecole di interesse per l’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica ed anche edile nel campo del restauro.

Nella nostra scuola io ed altri miei compagni abbiamo estratto le betalaine dalla polpa del frutto e la mucillagine dai cladodi, utilizzandola successivamente come additivo per la produzione di una biomalta per il restauro. Le betalaine sono usate come coloranti nell’industria alimentare; la mucillagine è importante in diversi campi (farmacia, medicina, industria alimentare, cosmetica) e per differenti scopi (emulsionare sostanze oleose, sospendere polveri insolubili, agglomerare polveri).

Il metodo di estrazione per macerazione dà ottimi risultati; ma resta un processo impegnativo per un’applicazione industriale in quanto richiede tempi lunghi e utilizzo di ingenti volumi d’acqua. L’estrazione meccanica è invece semplice e rapida, ma la presenza di clorofilla conferisce una colorazione verde e può alterare le varie applicazioni. Abbiamo partecipato al concorso della Commissione europea “I giovani e le scienze 2023” a Milano e siamo stati premiati alla presenza del Ministro Giuseppe Valditara. Con il progetto abbiamo vinto di poterci recare alla manifestazione “EXPORECERCA JOVE”, esposizione scientifica per i giovani, Barcellona (Spagna) a marzo 2024 dove rappresenteremo l’Italia e gareggeremo per altri premi.

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