I ghiacci in Groenlandia si sciolgono 6 volte più del previsto - VIDEO

I ghiacci della Groenlandia nord-orientale si stanno sciogliendo sei volte più velocemente di quanto previsto finora: se il trend continuerà, entro il 2100 faranno innalzare il livello globale del mare tra i 13,5 e i 15,5 millimetri, una quantità equivalente a quella a cui l’intera Groenlandia ha contribuito negli ultimi 50 anni. Lo afferma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature e guidato dall’Università Tecnica della Danimarca (Dtu), che ha combinato osservazioni da satellite, modelli matematici e dati ottenuti grazie ad una rete di stazioni Gps che si estende fino a 200 chilometri nell’entroterra, in una delle zone più remote e ostili del pianeta.

L'animazione mostra il ritiro del ghiacciaio Zachariae Isstrøm dal 2007 al 2100 (Fonte: Shfaqat Abbas Khan, DTU Space, Denmark) var w = $('.resp-iframe').width(); var h = parseInt(((w / 16) * 9)); $('.resp-iframe').height(h);

“Le nostre precedenti valutazioni sulla perdita di ghiaccio in Groenlandia nord-orientale erano ampiamente sottostimate”, dice Shfaqat Abbas Khan, che ha guidato lo studio. “Possiamo vedere che l'intero ghiacciaio si sta assottigliando e la velocità superficiale con cui si muove sta accelerando. Ogni anno i ghiacciai che abbiamo studiato si sono ritirati sempre più nell'entroterra – aggiunge Kahn – e prevediamo che ciò continuerà nei prossimi decenni e secoli. È difficile pensare come questa ritirata possa fermarsi, date le attuali condizioni climatiche”.

La Groenlandia nord-orientale è un cosiddetto deserto artico: le precipitazioni in alcuni punti sono di appena 25 millimetri all'anno, perciò la calotta glaciale non può rigenerarsi abbastanza da mitigare lo scioglimento. Nel 2012 la parte che si estendeva nel mare del ghiacciaio Zachariae Isstrøm è collassata: da quel momento, il ghiacciaio si è ritirato nell'entroterra a un ritmo accelerato e, sebbene l'inverno 2021 e l'estate 2022 siano stati particolarmente freddi in quelle zone, i ghiacciai continuano a ritirarsi. “È possibile che ciò a cui stiamo assistendo nel Nord-Est della Groenlandia – commenta Mathieu Morlighem dello statunitense Dartmouth College, co-autore dello studio – stia avvenendo anche in altri settori della calotta glaciale”.

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