Materia oscura, non confermate le anomalie viste al Gran Sasso

La materia oscura continua ancora a sfuggire a ogni tentativo di cattura: non c'e' nessuna conferma per le anomalie osservate nel 2020 nell'esperimento XENON1T, condotto nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e che avevano fatto sperare negli indizi di una nuova fisica. A raffreddare l'entusiasmo sono i dati di un altro cacciatore di materia oscura, l'esperimento XENONnT, sempre nei Laboratori del Gran Sasso, presentati nella International Conference on Identification of Dark Matter, in corso a Vienna.

La materia oscura, ossia la materia che costituisce circa il 25% dell'universo e di cui si conosce l'esistenza in forma indiretta, ma non la composizione, e' uno dei grandi enigmi della fisica contemporanea. Appena due anni fa, dopo due anni di attivita' , l'esperimento XENON1T aveva misurato una serie di anomalie difficilmente interpretabili all'interno della attuale teoria di riferimento della fisica, il Modello Standard. Molti fisici, allora, avevano sperato di trovarsi di fronte a un possibile indizio, forse una particella sconosciuta possibile componente della materia oscura.

Quei dati avevano fatto crescere l'attesa per i risultati del nuovo esperimento, di XENONnT, che costituisce un notevole potenziamento del precedente e con altissima sensibilita' . Dai dati sono sono rilevabili le anomalie viste nel 2020 e all'origine delle quali, rileva l' Infn in un comunicato, avrebbero potuto essere tracce di trizio nello xenon liquido: una delle ipotesi prese in considerazione sin dall'inizio. Una sorta di inquinamento dei dati che sembra dunque escludere la rilevazione componenti della materia oscura, ma che ha il vantaggio di stringere ulteriormente il campo di ricerca su cui concentrare gli sforzi per la comprensione di questa materia misteriosa.

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