Novelli, dal pangenoma vantaggi per i malati rari senza diagnosi

Il pangenoma umano sarà uno strumento fondamentale per la medicina di precisione: aumenterà fin da subito la nostra capacità di diagnosticare malattie, soprattutto quelle rare che non hanno ancora un nome, mentre in futuro potrà aprire la strada a trattamenti sempre più personalizzati. Ne è convinto Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata.

"Quando analizziamo il Dna è fondamentale avere uno standard di riferimento con cui confrontarci: ne sono stati prodotti diversi via via sempre più aggiornati e accurati, da quando il Progetto Genoma Umano ha fatto la prima mappa del Dna vent'anni fa", spiega Novelli. "Oggi lo standard di riferimento più usato in ambito diagnostico è quello denominato come GRCh38, che si basa sul Dna di 20 individui: il 70% del

risultato complessivo deriva però da un solo individuo e questo rappresenta un difetto, perché non ci permette di vedere molte variazioni". Il pangenoma permette finalmente di ampliare questo standard aumentando il numero di soggetti considerati. "Oltretutto le nuove tecnologie sono così precise e accurate - osserva l'esperto - che ci permettono di vedere non solo le variazioni delle lettere che compongono il Dna (i cosiddetti polimorfismi a singolo nucleotide, Snp), ma anche le variazioni strutturali del Dna, come delezioni o duplicazioni di intere regioni, e le regioni di regolazione dell'espressione genica che prima ci sfuggivano".

L'auspicio di Novelli è che il pangenoma sia completato e reso disponibile nel minor tempo possibile, "perché potrà aumentare considerevolmente la nostra capacità diagnostica, rappresentando un vantaggio importante per quel 40% dei malati rari a cui ancora non sappiamo dare una diagnosi". Quando poi il pangenoma sarà completato con tutti i 350 genomi umani previsti, "potremo avere anche un quadro più definito della variabilità presente nelle diverse etnie, permettendo di sviluppare terapie sempre più mirate".

Pierotti, con il pangenoma occhiali più potenti per studiare il cancro

Grazie al pangenoma umano avremo 'occhiali' più potenti con cui studiare i tumori: questo permetterà di avere diagnosi più precoci, terapie più mirate e anche piani di prevenzione personalizzati in base al profilo genetico del singolo paziente, con una migliore tempistica degli esami di screening come la mammografia. Lo spiega Marco Pierotti, responsabile del Laboratorio di test genetici di Cogentech, Società Benefit di Ifom - Istituto di Oncologia Molecolare di Milano.

"Quando studiamo i tumori, confrontiamo il Dna delle cellule malate con quello delle cellule sane dello stesso paziente: le sequenze vengono allineate e confrontate con una sequenza standard di riferimento del genoma umano che attualmente si basa solo su una ventina di individui", spiega Pierotti. Questo standard, sebbene più completo e aggiornato della prima mappa del Dna umano prodotta 20 anni fa, permette di leggere le informazioni genetiche come se fossero un po' sfocate, col rischio che alcune varianti genetiche di interesse possano sfuggire o essere male interpretate.

Il pangenoma, invece, si candida a essere uno standard di riferimento ancora più completo e robusto, in grado di catturare tutta la diversità genetica della specie umana. "Utilizzarlo sarà come avere un paio di occhiali potentissimi con cui leggere in modo più accurato le informazioni genetiche scritte nel Dna", aggiunge Pierotti. "Ci permetterà di studiare meglio le radici genetiche dei tumori, per diagnosi più precoci e terapie sempre più mirate, ma non solo. Potrà aiutarci a capire meglio la predisposizione genetica che determina il 5-10% delle forme tumorali, come nel caso dei tumori di mammella, ovaio e colon". Grazie al confronto col pangenoma sarà più facile definire il profilo di rischio genetico del singolo paziente e questo "darà la possibilità di pianificare meglio i controlli. Pensiamo ad esempio alla mammografia: la tempistica con cui fare l'esame oggi viene decisa in base all'età della paziente, ma i ricercatori europei stanno già lavorando per inserire nella valutazione anche l'analisi del rischio genetico".

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