Addio Gige, storico sarto di Bolgare
Si è spento a un passo dai 104 anni

Bolgare ha perso domenica sera 27 dicembre uno dei suoi personaggi più conosciuti e stimati: Luigi Toccagni, lo storico sarto del paese che tutti conoscevano con il soprannome di «Gige», è morto nella sua casa di via Roma a un passo dai 104 anni, traguardo che avrebbe raggiunto il prossimo 22 gennaio.

Si è spento serenamente tra le carezze dei figli e delle figlie, che gli sono stati vicini fino all’ultimo e che non s’aspettavano un tracollo così rapido: fino a poche settimane fa, infatti, Gige appariva ancora in condizioni di salute tutto sommato buone per la sua età, lucido e arzillo, con l’inseparabile cravatta e il gilet che da sempre caratterizzavano il suo stile da vero sarto. I funerali saranno celebrati mercoledì 30 dicembre alle 14,30 nella parrocchiale di Bolgare.

Classe 1912, Luigi Toccagni era il più anziano del paese e il punto di riferimento di una famiglia numerosissima: con la moglie Anna, scomparsa nel 1994, aveva avuto dieci figli (otto dei quali viventi) ed era nonno, bisnonno, zio e prozio di un folto gruppo di nipoti. Amatissimo a Bolgare - al punto che per i suoi ultimi compleanni la banda musicale del paese ha voluto suonare nel cortile di casa sua - Gige ha attraversato con energia tutto il Novecento. Nella bottega al piano terra della sua casa ha lavorato come sarto e barbiere dalla fine dagli anni ’20 fino ai primi anni ’80: giacche, pantaloni, abiti da cerimonia, uniformi... le sue mani hanno cucito migliaia di vestiti in un’epoca in cui non esistevano gli outlet e i centri commerciali, anni in cui gli indumenti si riparavano decine di volte prima di essere buttati.

E anche dopo la pensione, finché gli occhi e le mani glielo hanno permesso, Gige ha continuato per alcuni anni la sua immensa passione in un piccolo laboratorio tra le mura domestiche. Una passione nata quasi per caso, dopo un evento triste: quando aveva appena 18 anni, infatti, subì l’amputazione della gamba sinistra a causa delle complicazioni di un banale infortunio durante una partita di pallone con i coetanei. «Ero giovane e avevo tanti progetti - raccontava a L’Eco di Bergamo in un’intervista di qualche anno fa - dopo l’infortunio tutto mi sembrava finito, ma non mi arresi: quando tornai dall’ospedale decisi di darmi da fare aiutando mio padre Vincenzo nella sua bottega di sarto e barbiere. Fu lui a insegnarmi tutti i segreti del mestiere».

Nacque, anzi rinacque così il «sertùr» di Bolgare: con una forza d’animo fuori dal comune, Luigi sfidò l’invalidità e riuscì a sviluppare con successo la sua impresa artigianale. Negli anni si è fatto apprezzare non solo per la sua abilità sartoriale, ma anche per la sua saggezza, per la sua gentile ospitalità, l’amore smisurato per la famiglia e la fede incrollabile che lo ha sorretto anche negli ultimi istanti, quelli più difficili. Ai figli, ai parenti e ai tanti amici che in queste ore stanno piangendo per lui rimane il compito di tenere vivo il suo ricordo.

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