Prove tecniche di fusione
Il confronto si scalda a Cerete

Per il sindaco di Cerete, Cinzia Locatelli si tratta di un «progetto lungimirante». Il progetto di fusione riguarda cinque comunità: Cerete, Fino del Monte, Onore, Rovetta e Songavazzo, che entro il 2016 saranno chiamate alle urne per dire «sì» o «no» alla fusione

I cittadini di Cerete già si erano già espressi sul progetto fusione e al referendum del 2014 circa il 77% dei votanti aveva detto «sì». All’assemblea convocata nei giorni scorsi, a fianco della prima cittadina i sindaci degli altri 4 Comuni e Massimo Simonetta di Ancitel; in sala gli abitanti del paese e di quelli limitrofi e inoltre Jacopo Scandella, consigliere regionale, Alberto Bigoni presidente della Comunità montana e Mauro Pezzoli, primo cittadino di Castione, comune che nel 2015 è uscito dall’Unione dei Comuni della Presolana. Cinzia Locatelli ha presentato il progetto, illustrando i motivi della fusione, la dislocazione dei servizi nel comune unico, i risparmi economici e i finanziamenti, le ipotesi del nome.

Con la nuova legge di stabilità il Comune unico disporrà non di 340 mila euro ma di circa 740 mila annui per 10 anni, «cifra che permetterebbe di fare tanto: una casa di riposo, un campus scuola, il potenziamento dei trasporti, la tangenziale». Simonetta di Ancitel ha spiegato l’importanza della fusione, portata avanti con convinzione dai 5 sindaci: «I piccoli Comuni soffrono, con il tempo potrebbero non riuscire a mantenere certi servizi. Non ci si unisce solo per questioni economiche, ma per avere più peso politico». Perplessità inoltre sulla dislocazione degli uffici suddivisi tra le 5 sedi degli attuali municipi.

Questa sera, venerdì 22 gennaio, alle 20,30 seconda assemblea a Songavazzo nella Sala Benzoni, ospite Paolo Dolci sindaco di Sant’Omobono, nato nel 2014 dalla fusione di Sant’Omobono e Valsecca.

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