L'altro Marocco
nella valle del Dadès

Il Marocco è un grande paese da visitare, soprattutto se amate la moto o il fuoristrada, e un po' di avventura. King Holidays (www.kingholidays.it) è un tour operator esperto, che offre molte soluzioni interessanti anche a chi vuole organizzare un viaggio parzialmente “fai-da-te”. Il tour classico delle città imperiali (Casablanca, Rabat, Meknes, Fes, Marrakech) è sempre affascinante, ma infilare la N9 diretti a Sud è un'altra cosa. Percorriamo ad esempio la valle del Dadès, e quella che chiamano la “strada delle mille kasbe” perché è affiancata da piccoli villaggi d'argilla muniti e turriti (kasba in arabo significa castello, fortificazione).

Le case qui sono costruite ancora oggi impastando paglia e terra cruda. Hanno stanze buie ma all'interno sono freschissime anche in piena estate. L'aria condizionata qui non si usa, e non per antipatia nei confronti della tecnologia: alle finestre di fango spesso sono fissate parabole satellitari. È un po' così il Marocco, terra di gente molto cordiale, che vive tra passato remoto e futuro, apparentemente senza troppe preoccupazioni.

La disoccupazione è alta, sopra il 20%, ma poi - come da noi - esiste un grande «sommerso» che nessuno può quantificare: incontrerete facilmente torme di venditori ambulanti di braccialetti, pietre, foulard, tutta gente che non sa cosa sia una ricevuta.

Ait Benhaddou è uno dei luoghi più famosi del Marocco, eletto dall'Unesco "patrimonio dell'umanità": lungo le rive dell'Asif Fellah appaiono le sue torri angolari merlate. E' una rocca molto amata dal cinema di Hollywood, che spesso e volentieri porta qui la lavorazione dei suoi film.

Entriamo a Tamgrout, meta di pellegrinaggi, città santa per la Confraternita dei Nassirija. Ci infiliamo con la guida in un dedalo di vicoli nei quali è difficile, e forse anche rischioso entrare se non si è annunciati. Al piano terra le case ospitano le stalle per le pecore, come in Trentino sotto le stanze degli uomini c'erano le vacche. Qui a Tamgrout è conservata una famosa biblioteca ricca di manoscritti e antiche copie del Corano del XII/XIII secolo. Sono scritte su pelle di gazzella e preziosamente miniate. Ci sono anche trattati di medicina, testi che disciplinano eredità, matrimoni: i pilastri di una società. I custodi della biblioteca però sono diventati molto sospettosi e non ci fanno entrare. Un motivo c'è: qualche tempo fa due marocchini e – guarda caso - un italiano hanno tentato di rubare alcuni di questi preziosi testi. Li hanno presi a Zagorà, all'uscita di questa strada.

Qui tutti vengono a sapere molto in fretta tutto ciò che succede: la gente osserva e riferisce, da un villaggio all'altro, anche senza telefonini le voci corrono molto in fretta. I ladri, quando vengono identificati, fanno presto a cacciarli via dalla zona, senza bisogno che intervenga la polizia. Visitiamo anche le Gole del Todra, imponenti fenditure nella roccia dove sgorga la "sorgente dei pesci sacri": l'acqua è limpidissima, i ragazzini ci giocano con le mani, qualcuno si fa il bagno anche se la temperatura è bassa; la pesca è proibita perché si racconta che la roccia fu aperta da un santo asceta musulmano, un marabut, con un colpo di bastone. Le gole dal punto di vista geologico sono impressionanti. Pranziamo in un ristorante all'imbocco del canyon sopra il quale pende una parete di roccia che ha l'aria di essere molto friabile. Quando si entra e si esce dalla porta, istintivamente ci si copre la testa.

Carlo Dignola

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