Temeva per la sua incolumità e voleva spaventare il fratello Carlo. Dal verbale dell'interrogatorio di convalida dell'arresto di Maurizio Novembrini emerge che l'uomo si sarebbe sentito minacciato. Per questa ragione l'assassino si sarebbe presentato alla sala slot armato, per spaventarlo. Temeva che Carlo, la vittima, lo volesse eliminare con l'aiuto della criminalità organizzata. Un racconto, quello reso davanti al gip Federica gaudino, che non solo non convince, ma appare addirittura non trovatre riscontri nella ricostruzione fatta dagli inquirenti tramite testimonianze e immagini della sorveglianza. I tre colpi sparati da distanza ravvicinata, non accidentali e nemmeno intimidatori, ma inevitabilmente atti ad uccidere, descrivono una efferatezza e determinazione non comuni. L'omicida dice di essere disperato, piange. Ed è per la verità l'unica emozione che traspare da tutto il clan familiare, che dal primo istante si è trincerato dietro ad un silenzio agghiacciante. Nessuno vuole parlare, nessuno vuole spiegare perchè fra i due ci fosse tutto quell'astio. La vittima, Carlo, ora è accusata dal fratello assassino di averlo minacciato. La vittima, secondo il racconto di Maurizio, avrebbe potuto farsi aiutare dalla malavita organizzata. Tutto il quadro è preoccupante e va chiarito chi sa qualcsa, cosa centri la malavita, cose e se c'entri il passato giudiziario della famiglia di cui diversi componenti sono pregiudicati di mafia. L'unico che fino ad ora ha collaborato è stato il parroco di Rho che prestò l'auto all'assassino. Al momento della restituzione, Maurizio gli confessò di aver sparato a due persone. La certezza che fossero morti però non l'aveva, tanto che chiese telefonicamente alla moglie di sentire se si diceva qualcosa. L'autopsia sui corpi delle due vittime certaente non serve a stabilire le cause, ben chiare, della morte. Semmai potrebbe essere utile al pm Dettori, titolare dell'inchiesta, a capire quale sia stato il primo colpo sparato, esattamente da quale distanza, quale direzione. Tutto per inquadrare se vi fosse premeditazione, come sostiene il pm, oppure no. Simona Befani
Temeva per la sua incolumità e voleva spaventare il fratello Carlo. Dal verbale dell'interrogatorio di convalida dell'arresto di Maurizio Novembrini emerge che l'uomo si sarebbe sentito minacciato. Per questa ragione l'assassino si sarebbe presentato alla sala slot armato, per spaventarlo. Temeva che Carlo, la vittima, lo volesse eliminare con l'aiuto della criminalità organizzata. Un racconto, quello reso davanti al gip Federica gaudino, che non solo non convince, ma appare addirittura non trovatre riscontri nella ricostruzione fatta dagli inquirenti tramite testimonianze e immagini della sorveglianza. I tre colpi sparati da distanza ravvicinata, non accidentali e nemmeno intimidatori, ma inevitabilmente atti ad uccidere, descrivono una efferatezza e determinazione non comuni. L'omicida dice di essere disperato, piange. Ed è per la verità l'unica emozione che traspare da tutto il clan familiare, che dal primo istante si è trincerato dietro ad un silenzio agghiacciante. Nessuno vuole parlare, nessuno vuole spiegare perchè fra i due ci fosse tutto quell'astio. La vittima, Carlo, ora è accusata dal fratello assassino di averlo minacciato. La vittima, secondo il racconto di Maurizio, avrebbe potuto farsi aiutare dalla malavita organizzata. Tutto il quadro è preoccupante e va chiarito chi sa qualcsa, cosa centri la malavita, cose e se c'entri il passato giudiziario della famiglia di cui diversi componenti sono pregiudicati di mafia. L'unico che fino ad ora ha collaborato è stato il parroco di Rho che prestò l'auto all'assassino. Al momento della restituzione, Maurizio gli confessò di aver sparato a due persone. La certezza che fossero morti però non l'aveva, tanto che chiese telefonicamente alla moglie di sentire se si diceva qualcosa. L'autopsia sui corpi delle due vittime certaente non serve a stabilire le cause, ben chiare, della morte. Semmai potrebbe essere utile al pm Dettori, titolare dell'inchiesta, a capire quale sia stato il primo colpo sparato, esattamente da quale distanza, quale direzione. Tutto per inquadrare se vi fosse premeditazione, come sostiene il pm, oppure no. Simona Befani