Ordine del medico: niente ring per Luca Messi

Più doloroso di un gancio in pieno volto, più infingardo di un colpo proibito. Non è facile mettere ko Luca Messi, ma questa volta la botta è di quelle da cui non è facile rialzarsi: l’avversario di turno non è un muscoloso ragazzotto con i guantoni, ma la glaciale freddezza e il forbito linguaggio di un referto medico. Un difetto congenito mette a serio rischio il prosieguo della carriera del pugile di casa nostra: in sostanza, al momento, la Federazione ha deciso di bloccare Messi per evitare rischi. Il tutto a causa di un angioma venoso che persiste dalla nascita, rilevato però soltanto dall’ultima angio risonanza magnetica effettuata lo scorso novembre: un’anomalia, quindi, non causata dall’attività agonistica ma da madre natura.

A questo punto resta da stabilire l’entità del rischio o, ancora meglio, se di reale rischio si tratta: se in 15 anni di carriera è sempre filato tutto per il verso giusto, si tratta di fortunate fatalità o di evidente inoffensività del problema? La Fpi, per evitare pericoli, ha scelto la via della prudenza, ma Messi non ha alcuna intenzione di rassegnarsi e di appendere i guantoni al chiodo: «Quella espressa dal dottor Fontana (il medico a cui si appoggia la Federazione, ndr) è soltanto un’opinione. Prima di arrendermi voglio sentire altri autorevoli pareri».

Quindi, niente addii, semmai un arrivederci: «Assolutamente – rimarca Messi –. Non ho intenzione di fermarmi così: voglio delle spiegazioni ed è per questo che ho in programma a breve un viaggio a Parigi, per incontrare il dottor Lasjaunias, massimo esperto europeo di neurochirurgia vascolare. Nel momento in cui saprò con certezza che questo difetto congenito comporta un reale rischio, mi dispererò, ma accetterò inevitabilmente l’eventualità del ritiro: la prima cosa che conta è la salute». Voglioso di continuare, insomma, ma non incosciente: «Non ci penso nemmeno a mettere a repentaglio la mia salute – precisa il pugile trentunenne –, ma non mi va di fermarmi a causa della premura eccessiva di qualche dottore. Qualcuno, scherzando, mi ha detto che è più facile che io muoia investito da un tram, piuttosto che su un ring».

Ma che mosse ha in serbo Messi per potere tornare a combattere? «Il 13 gennaio i medici si riuniranno: voglio fare riaprire il mio caso, facendo analizzare la documentazione di altri esperti in materia. Entro un mese, quindi, spero che lo stop sia revocato e, onestamente, ci conto». Ma se invece la Federazione non cambiasse opinione, Messi potrebbe decidere di continuare la carriera all’estero: «Se mi fosse data la certezza di non rischiare, ma non potessi più continuare in Italia, ho sempre un discorso aperto negli Stati Uniti: ho un contratto di tre anni con Don King».

Intanto la prima conseguenza dello stop forzato è l’inevitabile annullamento del match di martedì prossimo contro Touzet, al Palasport: ma nonostante il forfait obbligato di Messi, la serata organizzata dalla Victoria Palestre si terrà comunque, con altri cinque match di cartello che vedranno impegnati, tra gli altri, i fratelli Antonio e Giuseppe Lauri e Simona Galassi: «Ci tenevo ad esibirmi davanti al mio pubblico e mi dispiace non potere disputare l’incontro. Ma stiamo comunque organizzando una serata speciale e, naturalmente, sarò presente all’evento», anticipa il pugile di Ponte San Pietro.
Che, visibilmente preoccupato, si prepara ad affrontare l’incontro che teme di più: «Potrei concentrarmi sulle mie altre attività e sulla mia palestra, ma non ho alcuna intenzione di smettere: la vita da atleta è ancora la mia».(03/01/2006)

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