Alpha ha tredici anni e vive con la madre in una città immaginaria che sembra uscita dagli anni Ottanta: muri coperti di graffiti, sirene nella notte, cemento che soffoca e insieme attrae, come una New York feroce e magnetica. È un’adolescente inquieta, piena di rabbia muta e domande senza risposta, che scruta il mondo con occhi già disillusi. La loro fragile quotidianità si spezza il giorno in cui Alpha torna da scuola con un tatuaggio inciso sul braccio: un segno indelebile del dolore che non sa nominare. Ma quello è solo l’inizio. Un’epidemia silenziosa comincia a dilagare, l’AIDS che divora intere comunità e lascia dietro di sé paura, solitudine e vuoti incolmabili. Quando la malattia entra dentro la sua famiglia, Alpha è costretta a misurarsi con il lutto e con l’ombra spaventosa della morte, in un mondo che non conosce carezze. È la fine dell’infanzia e l’inizio di un passaggio doloroso, tra rabbia e tenerezza, ribellione e paura. La sua storia è quella di un’adolescenza ferita ma capace di ricomporsi, in un tempo che corre troppo veloce e non concede tregua.