Barcellona, 1978. La Transizione Democratica è in corso, ma nelle periferie il cambiamento sembra non arrivare mai. Sulle colline di Torre Baró vivono comunità di immigrati arrivate negli anni Cinquanta, famiglie che hanno costruito da sé le proprie case e che ancora lottano per essere riconosciute come parte della città. Il Consiglio Comunale continua a sostenere la stessa scusa: gli autobus non possono salire fin lassù, le strade sono troppo strette, troppo ripide, troppo pericolose. Una menzogna comoda che condanna il quartiere all’isolamento. Manolo Vital (Eduard Fernández), residente di Torre Baró e autista della TMB, decide di non accettarlo più. Con un gesto semplice ma rivoluzionario, prende il volante dell’autobus della linea 47 e dimostra ciò che tutti sanno ma nessuno vuole vedere: arrivare in cima è possibile. Basta volerlo. La sua azione, pacifica e coraggiosa, scuote la città. Quel viaggio improvvisato diventa un atto politico, un atto d’amore verso un quartiere dimenticato, e il simbolo di una battaglia collettiva per la dignità, la mobilità e l’inclusione. Il film ricostruisce la storia vera di un uomo, di un autobus e di una comunità determinata a non scomparire nelle pieghe della città. Ma racconta anche molto di più: parla delle periferie spagnole nate dal nulla, dei lavoratori che lasciarono la loro terra in cerca di futuro, dei quartieri che negli anni Settanta non avevano acqua, luce né servizi essenziali. E mostra come l’impresa di Manolo Vital — una corsa in autobus contro l’indifferenza — si trasformò nella scintilla di un movimento popolare capace di cambiare Barcellona dal basso e ridisegnare per sempre i confini delle sue periferie.