Nel film di Arnaud Desplechin il cinema diventa una casa della memoria, un luogo fragile e luminoso in cui tornare per capire chi siamo. Filmlovers si apre come un diario intimo che prende forma sul grande schermo, guidato dalla voce e dallo sguardo di Paul Dédalus, interpretato da Mathieu Amalric. Paul non è solo un personaggio, ma un tramite: uno spettatore innamorato che ci invita a seguirlo in un percorso fatto di visioni, ricordi e improvvise epifanie personali. Il racconto procede per frammenti, come un collage emotivo in cui realtà e finzione si sfiorano continuamente. Le immagini scorrono libere, passando dal racconto autobiografico al saggio visivo, dal cinema vissuto al cinema pensato. In questo flusso affiorano le origini stesse della settima arte: i fratelli Lumière, Eadweard Muybridge, Thomas Edison vengono evocati come presenze vive, riportati simbolicamente nel presente per dialogare con il nostro sguardo contemporaneo. Tra aule universitarie, discussioni teoriche e confessioni intime, il film riflette su ciò che il cinema fa al mondo — e a chi lo guarda. Non si limita a registrare la realtà, ma la reinventa, la trasforma, aprendo uno spazio nuovo in cui lo spettatore diventa parte attiva del significato dell’opera. Ogni visione è un incontro, ogni film un atto di relazione. Così Filmlovers si dispiega come una dichiarazione d’amore delicata e appassionata: al buio delle sale, alle immagini che resistono al tempo, al legame segreto che unisce ciascuno di noi allo schermo. Un viaggio insieme onirico e intellettuale, che celebra il cinema come sogno condiviso e come forma di vita.