Matteo (Francesco Isasca) è un giovane studente universitario la cui esistenza cambia bruscamente durante una festa di Carnevale, a fine febbraio 2020, pochi giorni prima che il mondo venga travolto dalla pandemia. Un episodio inatteso, apparentemente secondario, si rivela il detonatore di una spirale che lo costringerà a confrontarsi con i lati più oscuri della propria coscienza: rabbia, sensi di colpa, la percezione di un tempo che non scorre più con logica ma si dilata, come sospeso. Poi arriva il lockdown. Le strade deserte, le case chiuse, le famiglie isolate dentro stanze troppo piccole per contenere dolori antichi e tensioni mai del tutto risolte. È in questo clima surreale che Matteo affronta la perdita più devastante: il suicidio della madre, avvenuto quasi sotto i suoi occhi. Un evento talmente insostenibile da sembrare invisibile a chi gli sta intorno, tutti inghiottiti dalle proprie fragilità. Mentre il Paese intero combatte con l’emergenza sanitaria, dentro le mura domestiche di Matteo prende forma un dramma altrettanto lacerante, fatto di silenzi, assenze e ferite che non trovano voce. La cronaca collettiva si intreccia così al percorso interiore del ragazzo, che attraversa le tappe del lutto, del senso di colpa e, lentamente, di una difficile accettazione. Il suo viaggio non è solo personale: diventa un riflesso universale del trauma e della capacità – fragile ma ostinata – di sopravvivere, di ricostruire un senso anche nei frammenti più piccoli e dolorosi. In un tempo in cui il mondo intero vacilla, la storia di Matteo racconta la forza dell’amore che resta e la lotta silenziosa per rimettere insieme i pezzi di una vita spezzata.