Ahinoi, ci risiamo
È allarme rosso

Atalanta, è di nuovo allarme rosso. I segnali di vitalità emersi a Napoli, i tre pareggi di fila con prestazioni in crescendo sono stati spazzati via dalla tentennante performance di sabato al Comunale di Bergamo contro il Torino.

I nerazzurri sono affondati davanti al pragmatismo e al rigore tattico dei granata che hanno sfruttato impietosamente nel primo tempo le debolezze di una squadra bergamasca in crisi d’identità già nei primi minuti. Un grossolano errore di valutazione di Sportiello sulla punizione bomba ma centrale di Quagliarella e una dormita della difesa, di Stendardo in primis, sul raddoppio di Glik su azione di corner hanno regalato due gol al Toro, un harakiri per i nerazzurri. Nella ripresa l’Atalanta ha reagito, ma con un’aggressività improduttiva e un po’ sconsiderata che ha partorito soltanto due gioielli in acrobazia di Pinilla, il gol in semirovesciata e in precedenza una rovesciata a fil di palo, e ha concesso al Torino immense praterie per organizzare il contropiede.

Così l’allarme è di nuovo rosso. Un po’ per la classifica perché il Cesena, che giocava in trasferta, ha strappato un rocambolesco 3-3 in rimonta contro il Verona (tre reti dal 25’ st al 35’ st, compresa una favolosa punizione di Brienza) riducendo il suo divario a -4 (-11 a fine andata...) e soprattutto garantendosi sul piano psicologico una formidabile iniezione di fiducia, ma un po’ perché è l’Atalanta a essersi ancora persa (e per fortuna che il Cagliari di Zeman continua a non ingranare, è sempre a -5 che vale -6).

L’Atalanta si è persa nella gestione pratica e mentale del match e nella tattica. Non siamo tra chi considera i moduli assolutamente fondamentali. Se la Juventus sta stravincendo il campionato e l’Inter fa ridere contro il Parma non è per come Juve e Inter sono disposte sul rettangolo verde, ma perché sono le individualità, la personalità, le motivazioni e la consapevolezza nei propri mezzi a far la differenza.

L’Atalanta 2014/15, ormai lo si sa da un pezzo, ha molti difetti, è fragile, discontinua nel rendimento e ha un gioco mediocre. Con la miriade di problemi che la frenano dovrebbe perlomeno basarsi su un modulo di riferimento - il 4-4-1-1 o il 4-4-2 - che le dia un minimo di efficacia e solidità. Che rappresenti una base di partenza. Invece i nerazzurri cambiano continuamente modulo, non soltanto di giornata in giornata, ma anche più volte nel corso dello stesso match. Può essere magari segno di duttilità, di intelligenza tattica, ma il rischio è di generare ulteriore confusione, minare residue certezze.

I problemi ci sono pure a livello individuale. Siamo sempre sull’altalena. Parlando dei pilastri della squadra, l’unico che sta garantendo un rendimento continuo è Moralez. Sportiello, al quale dovrebbe comunque essere eretto un monumento per le tante volte in cui ha salvato la squadra, è al secondo errore grave in cinque partite (il primo contro la Sampdoria, e sono state due partite perse in casa), pure Stendardo è incappato in una giornata-no, Cigarini stavolta qualcosa di buono l’ha combinato, mentre Pinilla è stato fantastico fino al 92’ quando in un momento di follia ha rifilato un calcione a Basha ed è stato espulso (terzo rosso consecutivo per l’Atalanta dopo quelli sventolati sotto il naso di Carmona e Gomez).

La partita era ormai finita, ma le conseguenze sono destinate a ripercuotersi nel prossimo futuro in quanto il giudice sportivo ha rifilato tre giornate di squalifica all’attaccante cileno. Così Reja dovrà affidarsi di nuovo a Denis, un Denis da tempo sbiadito, che sabato non ha giocato perché era lui ad essere squalificato. Un bel rompicapo per il mister goriziano.

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