Squadra pazza
Godiamocela

Ora è proprio ufficiale: l’Atalanta è una squadra pazza. Che ormai non fa più distinzioni tra casa e trasferta, tra avversarie forti e deboli, tra situazioni complicate e favorevoli. Una settimana sembra una squadra fenomenale e la settimana dopo è irriconoscibile. La verità sta nel mezzo, nel senso che l’Atalanta - lo ripetiamo - ci sembra destinata a un bel campionato da 8ª-10ª posizione, ma da due mesi si sta esprimendo in modo assolutamente altalenante e con vertici di rendimento e di cadute in picchiata quasi incredibili.

Ricordiamo in sintesi: vittoria perentoria casalinga contro la Sampdoria, harakiri nei primi minuti a Firenze, goleada sfiorata a Bergamo contro il Carpi, resa incondizionata a Torino contro la Juve, trionfo in rimonta contro la Lazio al Comunale, ripresa da incubo a Bologna, 0-0 ma con una miriade di palle-gol costruite a San Siro contro il Milan, ko senza gioco in casa contro il Torino e domenica all’Olimpico, nella giornata in cui i bergamaschi erano orfani di due pezzi da novanta come Pinilla e de Roon, l’Atalanta cosa ti combina? Passeggia sulle rovine della Roma e le rifila un indiscutibile 2-0.

È stato il colpaccio più prestigioso del campionato atalantino, non il suo match più bello, perché i nerazzurri hanno giocato contro una squadra che a sua volta ha giocato probabilmente per far fuori il suo allenatore. Una Roma vuota, senza motivazioni, senza furore agonistico, senza idee, nonostante i campioni che la popolano. Se si pensa che avrebbe dovuto riscattare la mattanza di Barcellona, si ha l’idea del tunnel nero come la pece in cui si è infilata la compagine giallorossa.

Ma la compagine di mister Reja è stata abilissima a esprimersi con intelligenza e giudizio e a sfruttare impietosamente le lacune avversarie ed è quello che preme ai tifosi bergamaschi, pazzi anche loro per le gesta di un’Atalanta che, sia pure a intermittenza, stupisce. Sulle ali di un Gomez che è diventato uno dei giocatori più forti ed emergenti della serie A e di una squadra che, quando vuole, sa giocare a calcio, ha organizzazione e solidità e fisicamente è preparata alla grande. Merito dei giocatori e di Reja e del suo staff: l’allenatore friulano ha costruito un’Atalanta unita e con un forte spirito di squadra. Un’Atalanta nella quale anche Denis, a Roma, ha dimostrato di poter dire ancora la sua. Ma l’infortunio di Pinilla e il suo mese di stop non sono da sottovalutare e il club bergamasco dovrà quasi per forza reperire nel calciomercato di gennaio un rinforzo affidabile in attacco.

Resta avvolta nel mistero la clamorosa differenza di performance. Forse la consapevolezza di non dover lottare per la retrocessione e di non poter nemmeno competere per l’Europa fa sì che la luce e le motivazioni ogni tanto si spengano, ma è soltanto un’ipotesi. Abbiamo accennato al sogno europeo. Se il cammino verso l’Europa League in campionato ci sembra sbarrato, qualche flebile speranza potrebbe offrirla la Coppa Italia. Mercoledì sera (ore 21, diretta su Rai Sport 1) ci sarà il match di quarto turno a Udine contro i friulani di mister Colantuono che stanno tentennando e, in caso di vittoria, l’Atalanta dovrebbe vedersela sempre in trasferta - a livello di ottavi di finale - contro la Lazio che sta deludendo molto. Approdare ai quarti non sarebbe quindi un’impresa impossibile, continuare l’avventura diventerebbe complicatissimo perché in quel settore di tabellone ci sono Juventus (o magari Torino), Napoli e Inter, ma chissà.... Contro l’Udinese Reja varerà un marcato turnover ma crediamo che presenterà una squadra comunque competitiva. Se si vuole coltivare quel sogno chiamato Europa.

Marco Sanfilippo

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