Da Bagnatica a Mosca
per la cyber security

«Il mio posto nel mondo è e sarà sempre Bagnatica, nello specifico Cassinone, dove sono nato e cresciuto, posso vivere altrove, ma l’Italia e la provincia di Bergamo saranno sempre il posto che associo alla parola “casa”» racconta Alessio Aceti, trentaquattrenne originario di Cassinone, che da due anni vive e lavora a Mosca. «La mia decisione di spostarmi è stata dettata dal lavoro e ha radici relativamente lontane». Alessio, infatti ha deciso cosa avrebbe voluto fare da grande all’età di 8 anni. «Un giorno – dice – ho visto il marito di mia cugina con un portatile e ho desiderato subito averne uno. A 11 anni ho avuto il mio primo pc e l’ho sezionato praticamente subito».

Vista la sua grande passione e le idee chiare, Alessio ha poi deciso di iscriversi all’Itis di Bergamo, dove si è diplomato in Informatica nel 2003. «Finite le superiori – continua – mi sono iscritto all’Università degli studi di Bergamo, al corso di Ingegneria informatica, ma dopo poco ho trovato lavoro e ho abbandonato gli studi».

Nel 2003 è stato assunto dalla Project informatica di Torre Boldone (ora trasferitasi a Stezzano), per cui ha lavorato fino al 2012 svolgendo diversi ruoli. «Quando sono arrivato era un’azienda piccola, di 30 persone, ma quando me ne sono andato eravamo quasi 200. Nei primi anni di lavoro mi sono specializzato in Sicurezza informatica. In Italia non abbiamo grandi player in questo settore e così nel 2012 ho iniziato a lavorare per la filiale italiana di Kaspersky Lab, azienda russa che si occupa di cybersecurity a livello mondiale, conosciuta ai più per l’antivirus e per lo sponsor alla mitica Ferrari in Formula 1. Dopo qualche anno di lavoro, seguendo i grandi clienti italiani, l’azienda mi ha offerto un ruolo con responsabilità europea, sempre stando a Milano, e poi un ruolo globale che ha richiesto il trasferimento presso la sede di Mosca, dove abito dal 2016».

In Russia Alessio è diventato vice president New Business per Kaspersky Lab. «Per dirlo in parole povere – specifica – il mio team si occupa di perfezionare e vendere in tutto il mondo soluzioni di Cyber Security innovative. In pratica mi occupo di cyber security legata a diversi aspetti, per esempio la sicurezza delle transazioni bancarie, delle infrastrutture critiche come centrali elettriche, impianti trattamento acque, sicurezza degli impianti industriali, che oggi giorno sono connessi a Internet e di cyber security legata al mondo dei trasporti in particolare nel settore automobilistico, ma non solo. Il mio lavoro consta nell’identificare nuove soluzioni, verificarne la fattibilità, testarle sul mercato con partner e clienti e creare un prodotto».

Vivere a Mosca ha comportato qualche difficoltà, almeno all’inizio. «Una delle maggiori difficoltà – racconta ancora Alessio – è sicuramente la lingua. In ufficio tutti parlano in inglese, ma in città molte persone parlano solo russo, che sto studiando, ma il tempo a disposizione è limitato e la lingua non è esattamente semplice da imparare». Nonostante la lingua Alessio è riuscito a crearsi una rete di amici, per lo più colleghi, con cui condivide la vita fuori dal lavoro. «Russi e italiani sono simili in diversi aspetti – spiega –, sicuramente a Mosca le persone che non ti conoscono sono un po’ più fredde, ma basta poco per fare conoscenza e tutto si risolve. Superati gli inizi sono riuscito a crearmi una rete sociale con i colleghi. Ci incontriamo spesso e andiamo a cena, al lago, a fare escursioni nelle foreste, a visitare le città vicine, alle feste, andiamo persino a funghi insieme e a pesca. I russi quando ti incontrano la prima volta sono un po’ diffidenti, ma quando entri a far parte del loro giro di amici poi farebbero di tutto per te».

Mosca ha permesso ad Alessio di conoscere una realtà completamente diversa dalle città italiane in cui aveva vissuto precedentemente. «Non c’entra nulla con Bergamo – dice Alessio –, ma nemmeno con Milano. Per assurdo a Milano si può dire che non ci sia traffico rispetto a Mosca. Qui può impiegare anche un’ora per fare quattro chilometri su strade a 16 corsie». La città ha anche dei vantaggi. «A Mosca – continua – puoi fare qualsiasi cosa a qualsiasi ora, è tutto aperto e a disposizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Puoi decidere di cambiare le gomme dell’auto alle 3 di notte a Ferragosto e trovi chi te lo fa. È una città molto viva, in cui ci sono anche tantissimi italiani, che lavorano soprattutto nel settore della ristorazione. La città è molto organizzata e appena fuori Mosca puoi trovare laghi e foreste immense, incontaminate, dove di fatto non vive nessuno e dove puoi recarti per staccare dai ritmi frenetici della megalopoli».

Per il futuro, però, Alessio vorrebbe rientrare in Italia, a casa. «Nel mio settore non trovi molto in Italia, devi stare a Mosca o in Israele o nella Silicon Valley, quindi vorrei andare negli Stati Uniti un paio d’anni e poi rientrare. Quello che spaventa nel rientrare è pensare a cosa farò in Italia. Il mio settore, come detto, è povero di occasioni nel mio Paese e dovrò studiare e reinventarmi in qualche altro settore, al di fuori dell’informatica».

«Mi piacerebbe tornare in Italia, a casa, perché comunque capisci il valore di certe cose quando non le hai più. Quando sei in Italia dici che a Bergamo non c’è nulla e ti lamenti, mentre, invece, stando lontano ne comprendi il valore e ti manca. Ad esempio a sciare o al mare, da Bergamo, puoi andarci in giornata, mentre qui a Mosca devi programmarlo tre settimane prima e devi prenotare il volo. In Italia poi ho anche la mia famiglia e i miei amici di sempre». Intanto la nostalgia di casa si fa sentire anche nelle piccole cose. «Mi mancano il clima, i piccoli ristoranti a gestione famigliare, il bar dove andavo bere il caffè la mattina e a fare quattro chiacchiere con gli amici, la campagna e gli spazi dove passeggiare. La mia famiglia e gli amici sicuramente. La sagra di Cassinone e le altre feste, in primis il Sottozero Summer Festival, l’ex festa della birra di Cassinone, dove facevo parte dell’organizzazione. A volte mi mancano cose banali come fare la coda in posta, salutare il direttore e la signora Viviana, o andare in Comune a rifare la carta di identità».

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