Da Londra alla Svizzera
per gestire grandi capitali

Ha perfettamente associato la passione per i numeri al suo essere un «tipo pragmatico»: discorrendo del suo lavoro in Svizzera come ingegnere di portafoglio per una banca americana, Riccardo Pianeti racconta quanto sia «affascinante poter combinare una scienza esatta a una scienza sociale come l’economia, utilizzando modelli matematici per cercare di spiegare qualcosa che non obbedisce a una legge naturale».

Il giovane di Torre Boldone vive all’estero già da qualche anno: a lanciarlo inizialmente verso Londra nel 2011 è stato un dottorato in matematica applicata intrapreso attraverso l’Università di Bergamo, mentre da circa due anni e mezzo vive con la famiglia a Nyon, una cittadina lacustre a dimensione d’uomo non lontana da Ginevra.

Come è nata l’idea di andare all’estero?

«Cercavo un contesto ampio e di respiro internazionale per aprire i miei orizzonti personali e professionali. In realtà, l’idea di combinare la dedizione a qualcosa per cui si ha un po’ di talento è partita dalla musica, al liceo Sant’Alessandro. Facevo parte di un gruppo hard rock, suonando la batteria. Eravamo sognatori, ci credevamo. Ma non era quello il mio miglior talento. Così ho investito molto sul dottorato: il percorso prevedeva almeno un anno all’estero, ma già in partenza immaginavo che avrei trascorso più tempo alla “Cass Business School” di Londra, una realtà formativa d’eccellenza che mi ha dato accesso a importanti contatti accademici e lavorativi».

Su cosa si è focalizzata la ricerca applicata del periodo londinese?

«Vista la crisi di fine anni zero, a livello di letteratura finanziaria negli ultimi anni c’è stata una certa enfasi su come misurare e prevedere il rischio insito nel sistema economico-finanziario considerato nel suo complesso: ho quindi fatto interagire queste misure con le reazioni e le decisioni dei “policy makers” – le banche centrali e i governi che indirizzano la politica monetaria e fiscale – per capire come essi rispondono all’intensificarsi di rischi sistemici».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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