«Ex allievo della Carrara,
insegno pittura in Francia»

Si riaccendono le luci sull’Accademia Carrara. Tutto è pronto per la riapertura tanto attesa dopo i restauri e prevista per il mese di aprile. La Carrara non è solo una galleria d’arte che conduce in un viaggio alla scoperta della pittura e dei secoli, ma è anche un’accademia di Belle Arti voluta proprio da Giacomo Carrara negli anni Settanta, i cui ex allievi oggi sono sparsi in tutto il mondo e potrebbero essere tra i nostri migliori biglietti da visita in fatto di prestigio in campo artistico.

È qui che si è formato anche Gianbattista Bresciani, originario di Viadanica, prima di partire per la Francia dove è cresciuto come artista astratto e figurativo. Il suo maestro è stato Mino Marra negli anni in cui a dirigere l’Accademia c’era Trento Longaretti. Oggi Bresciani, classe 1949, vive a Cachan, a quattro chilometri da Parigi: è lì che, immerso in un giardino di ulivi, ha il suo atelier e vive con la moglie canadese del Quebec.

Da poco ha chiuso la sua ultima mostra all’Orangerie di Cachan intitolata «Ciels d’eau, eau de terre» ovvero «Cieli d’acqua, acqua di terra». Una mostra (per i più curiosi ci sono alcuni video sul sito dell’artista www.gianbattista-bresciani.com) ispirata al lago d’Iseo lungo le cui sponde Bresciani è nato (Sarnico), ma anche all’acqua, al cielo e alle montagne.

«Ho frequentato – ricorda – i corsi liberi dell’Accademia Carrara a Bergamo: avevo come maestro il pittore Mino Marra e il direttore di allora era Trento Longaretti. Dopo aver allestito la mia prima mostra personale alla Galleria 38 di Bergamo nel maggio del 1973 ho preso il largo e sono andato a vivere in Francia a Parigi. Avevo 24 anni e lì ho vissuto per oltre 20 anni: Parigi è sempre stata un forte richiamo per gli artisti ed effettivamente lì ho potuto frequentare atelier francesi, stranieri e italiani. Progetti, scambi d’idee, incontri che sono stati per me una scuola di vita, ma anche uno stimolo creativo, un dono di apertura mentale cresciuto sulle solide basi che avevo acquisito alla scuola di Bergamo».

A Cachan ha allestito il suo atelier pieno di luce, bianco, e immerso in un bel giardino che ora ha tutte le sfumature del verde, tra gli ulivi e le piante e i fiori spontanei. Una fonte d’ispirazione per Gianbattista Bresciani: sul tavolo i pennelli e le scatole dei colori però digradano tutta la gamma dei toni del blu. Perché nel cuore Bresciani ha il lago, l’acqua, il cielo di Sarnico.

«Amavo e amo la provincia di Bergamo – racconta –: ho un’intensa passione per il lago Sebino (d’Iseo), le montagne e i Colli di San Fermo dove da giovane portavo a pascolare le mucche. Sono luoghi direi di genesi dei miei lavori da sempre, sia in ambito pittorico sia di scrittura. Tuttavia ho sentito un’esigenza di distacco, di lontananza, una sorta di esilio oltre la frontiera. E Parigi è la “ville lumière” da sempre, la capitale delle arti».

In Francia oggi Bresciani si dedica a una pittura d’astrazione ed emozionale e all’insegnamento. «Il vivere d’arte – spiega – è sempre stato difficile per gli artisti di tutti i tempi, se si parla in termini di vendite e di riconoscimenti. È una questione d’incontri, di mode, di abili galleristi (mercanti). In Francia esistono i “salons”: sono esposizioni annuali secondo lo stile della pittura presentata. Io fui accettato al Salon Réalités Nouvelles. Da lì sono stato notato da giovani gallerie dinamiche e ho incominciato a collaborare con esse: una bella avventura che dura ormai da 40 anni. Mi dedico poi all’insegnamento ai ragazzi: una situazione che mi ha lasciato una libertà di creazione ineguagliabile, donandomi anche il tempo di evolvere secondo le mie aspettative. Credo che per un giovane artista sia importante vivere la sua arte innanzitutto nel profondo di se stesso. Il trasferirsi in un Paese a lui propizio culturalmente è più che benefico. L’osare, stimolato dalla curiosità, deve sempre guidarlo».

Della Francia Bresciani ama profondamente l’oceano, la Bretagna, il Cotentin, la Costa d’Alabastro e la Normandia. Appena può scappa a Trouville sur Mer, a Calvados, nella Bassa Normandia, sulla spiaggia de Les Roches Noires dove si trovano grandi fossili rocciosi marini. Ricercare i fossili lo appassiona sia in Normandia che sulle montagne attorno al lago Sebino e d’Endine.

«Di Bergamo mi manca l’aria cristallina delle Orobie che si respira in Città Alta all’Orto botanico – ricorda –; la visita al Museo di scienze naturali “Enrico Caffi”; un caffè al Balzer sul Sentierone; il soffermarsi di fronte al Monumento del Partigiano di Giacomo Manzù; il girovagare senza meta nel quartiere di Sant’Alessandro». Ma Bergamo per Gianbattista Bresciani non è solo un ricordo: qui torna regolarmente, anche per diversi mesi all’anno. I ricordi dell’infanzia e della gioventù lo caricano di energie preziose di stimoli creativi, insieme alla condivisione di vita ed esperienza con gli amici e i parenti rimasti a Bergamo. «Di recente, con mia sorella, abbiamo aperto un gruppo libero su Facebook che si chiama “Terre di cultura” per la salvaguardia-pertinenza-eccellenza della cultura attorno a tre laghi: Iseo-Endine-Moro e tre valli Valcalepio-Valcavallina-Valcamonica» spiega. Un luogo d’incontro virtuale per voci di scrittori, musicisti, scultori e pittori, ma anche amanti della botanica, dell’arte e dell’architettura, della geologia e dell’enogastronomia francese e italiana (in particolare bresciana e bergamasca).

A Bergamo segue anche la Galleria Marelia arte contemporanea di Paola Ubiali e coltiva un piccolo sogno: poter portare la mostra allestita a Cachan sul tema dell’acqua anche a Iseo al «Festival dei laghi italiani» promosso dal Comune e dalla Fondazione dell’Arsenale.

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