«Pirata» del web
a Vancouver

«Mi ritengo molto fortunato, perché in ogni mia scelta, anche in quella di trasferirmi dall’altra parte del mondo, in Canada, sono sempre stato sostenuto e appoggiato dalla mia famiglia», dice Stefano Tirloni, trentaquattrenne, nato e cresciuto a Romano di Lombardia, che da 3 anni vive e lavora a Vancouver, a oltre 8.500 chilometri da casa. Una scelta arrivata dopo un percorso di crescita, personale e lavorativa, che ha attraversato gli anni del liceo, dell’università e i primi anni di lavoro.

«Ho frequentato il liceo scientifico presso l’istituto salesiano San Bernardino – racconta Stefano –, a Chiari, diplomandomi nel 2003, per poi iscrivermi al corso di laurea in Informatica, presso il dipartimento di Crema dell’Università degli studi di Milano. Non è stato facile e immediato scegliere di studiare informatica, non avevo le idee ben chiare, avevo pensato di fare anche qualcosa di creativo, come architettura o design, ma tutti mi sconsigliavano questa strada per la poca sicurezza di trovare un lavoro una volta finita l’università, quindi ho pensato di scegliere informatica, che comunque mi piaceva, non come altre cose, ma mi piaceva, e mi avrebbe garantito la sicurezza lavorativa post laurea».

La scelta di questo indirizzo di studi lo ha comunque aiutato a trovare la sua strada. «Mentre seguivo i corsi universitari – continua – ho iniziato a capire, sempre di più, che la parte pura di informatica, quella che riguarda algoritmi, codici e programmazione, non era la mia preferita, ma grazie ai progetti per gli esami ho capito di essere orientato verso la parte visuale, come può essere ad esempio la grafica per i siti internet». Stefano ha deciso così di approfondire il suo interesse per la grafica e il web design, da autodidatta. «La strada scelta – spiega il ragazzo – è un buon compromesso tra essere un creativo e un informatico, ed è la più adatta a me. Spinto da questa grande passione, da autodidatta, da solo, sono riuscito col tempo ad affermarmi nel settore. Mi sono specializzato in UX, User Experience (esperienza utente, ndr), cioè in tutto ciò che riguarda come funziona un’applicazione, cosa succede quando clicchi su una finestra, e così via, in pratica mi occupo di seguire l’esperienza dell’utente mentre naviga». Anche se non ama le definizioni, Stefano è, ora, web designer, ma con mille sfaccettature. «Per evitare ogni dubbio ho messo che sono un pirata sul mio biglietto da visita», dice ridendo.

La svolta definitiva è arrivata con l’entrata nel mondo del lavoro. «Mentre finivo l’università – racconta Stefano – ho iniziato a sporcarmi le mani iniziando a fare lavoretti con gli amici e compagni di università, cose basilari, come freelance, per fare esperienza soprattutto. Dopo essermi laureato, nel 2011, ho continuato a lavorare da casa, tramite soprattutto il passaparola, e a occuparmi di progetti personali, per potermi esercitare. Questi miei progetti ho provato, poi, a condividerli online, nelle comunità social di web designer, ottenendo buoni riscontri. Tramite queste comunità ho iniziato a collaborare con persone da tutto il mondo per vari progetti». Nel 2012, arriva anche, il primo contatto col Canada. «A quel tempo mi contattò un ragazzo russo che viveva a Vancouver – continua – e mi chiese di lavorare per lui a un progetto. Si trattava di un sito internet per incontri che poi non fu portato a termine, ma già in quell’occasione mi si era prospettata la possibilità di trasferirmi a Vancouver, se il progetto fosse andato in porto».

Nonostante l’occasione di trasferirsi in Canada sfumata, Stefano ha iniziato a maturare l’idea che l’estero fosse la sua prossima sfida. «Ho pensato – spiega ancora il ragazzo – che col mio lavoro avrei avuto la possibilità di lavorare ovunque, senza problemi. Alla fine mi bastano un pc e una connessione internet. Quindi ho iniziato a guardarmi intorno in quest’ottica, anche perché all’epoca stavo lavorando per un’agenzia di Milano e, dopo un anno, ero stufo di fare il pendolare, quindi le opzioni erano o trasferirmi a Milano o cambiare lavoro, e cambiarlo andando all’estero mi è sembrata la cosa migliore». La ricerca mirava sin da subito al Canada. «Mi sono informato – continua – e il Canada sembrava il posto giusto per me, così ho inviato la mia candidatura per diversi lavori e dopo qualche colloquio via Skype sono stato assunto dalla Axiom Zen, una startup di Vancouver. Mi occupo di vari progetti, da creazioni di siti a realizzazioni di nuovi prodotti. Ho lavorato per loro per due anni, dal 2013 al 2015, da casa, a Romano, da remoto, con 9 ore di fuso, poi nel 2015 ho deciso, insieme al mio capo, di trasferirmi in Canada». La Axiom Zen e i suoi colleghi sono come una seconda famiglia per Stefano.

«Mi hanno aiutato in tutto, dalle pratiche necessarie, ai permessi, per finire al trasloco. Senza di loro sarebbe stato tutto più difficile, sono davvero delle ottime persone, con cui ho stretto anche amicizia e con cui faccio anche attività al di fuori dell’ambiente lavorativo, come andare in kayak». Stefano è davvero soddisfatto della scelta di vita che ha preso. «Sono qui da 3 anni ormai – racconta –, da luglio 2015, e mi trovo molto bene. Vancouver ti offre tutto, la comodità della città, l’oceano a 5 minuti e le montagne a mezz’ora, poi abito in centro, a 10 minuti a piedi dall’ufficio, non potrei chiedere di meglio. L’unica cosa che mi manca dell’Italia, oltre famiglia e amici, è la cultura e l’arte. Qui è tutto nuovo, non hanno Storia, e i musei sono gli spazi della natura incontaminata. Mi manca andare a visitare le mostre e nutrirmi della nostra cultura, che resta sempre la migliore, così come la nostra lingua. Certo, a casa torno almeno una volta all’anno, per le vacanze, per il Natale, che in famiglia è un’altra cosa, ma qui sto davvero bene e comunque sento sempre tutti costantemente, via Whatsapp, senza problemi, quindi non sono poi così lontano». Per il futuro, Stefano, non ha progetti a lungo termine. «Non ho mai avuto una meta fissa – conclude –, un posto dove penso di andare e restarci tutta la vita. Vivo, magari non alla giornata, ma anno per anno sì. ovviamente faccio qualche progetto, ma non a lungo termine. Anche perché per il tipo di lavoro che faccio c’è sempre richiesta e quindi, se volessi spostarmi, so che trovare lavoro non sarebbe un problema per me. Ora sto bene qui e penso di restare qui ancora per un po’, non so quanto, e poi per il futuro meno prossimo non lo so. Si vedrà. Ma sono sicuro che qualsiasi scelta farò, avrò sempre il sostegno della mia famiglia, e questo mi rende davvero fortunato».

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