Tre Paesi in 10 anni
Ma il cuore è a Taiwan

Ha lasciato l’Italia a 24 anni, destinazione Germania, per un dottorato ad Aachen. Lì ha conosciuto Hsiao - yin Yang, diventata poi sua moglie e, dopo otto anni tra Germania, Inghilterra e Olanda, vive con lei e la piccola Emilia, nata lo scorso novembre, a Eindhoven, dove lavora come consulente matematico.

Pietro Falgari, 33 anni, di Villa d’Almè, dopo aver studiato al liceo classico «Sarpi» si è laureato in fisica teorica all’Università degli Studi di Milano. Era il 2005 e Pietro voleva fare un dottorato, ma era indeciso se svolgerlo in Italia o all’estero.

In Germania ci è finito per caso: «Non avevo in mente posti precisi. Mi sono confrontato con il relatore della mia tesi, che mi ha indicato Achen, così ho fatto domanda e sono stato accettato». Per Pietro si trattava della prima volta che lasciava l’Italia e la Germania è stata la prima sfida da affrontare: «Un salto nel buio, un’esperienza che mi ha aiutato molto dal punto di vista umano e professionale. Per questo per me è la più speciale: tutto era nuovo, diverso da come ero abituato. Mi ha aperto gli orizzonti e aiutato molto dal punto di vista umano e professionale, grazie al contatto con persone provenienti da contesti differenti, ma in un certo senso tutte nella stessa barca: studenti che, come me, stavano facendo il dottorato, provenienti da tutto il mondo: tedeschi, italiani, polacchi, da Taiwan, e con cui sono rimasto tutt’ora in contatto».

Di Taiwan è anche la moglie, che ha studiato biologia con applicazioni mediche e opera nel campo della ricerca in ambito medico, conosciuta durante un corso per imparare la lingua tedesca: «Non conoscevo per nulla il tedesco, mentre il mio inglese era a livello di scuola superiore. La difficoltà più grande? Dover vivere da solo, dato che fino a quel momento avevo sempre vissuto con i miei genitori. Da un giorno all’altro ho dovuto gestire la mia vita: è stato difficile ma anche molto soddisfacente. I tedeschi sono molto pratici, rispettosi e accoglienti, disposti ad aiutare in caso di necessità».

Ad Aachen Pietro rimane fino al 2008, quando si trasferisce a Durham, vicino a Newcastle, in Inghilterra per un contratto postdoc sempre nell’ambito della fisica delle particelle. «È stato come ripartire di nuovo da capo: vivere in un contesto diverso, con nuovi colleghi e amici. Aachen è una città grande, mentre Durham più piccola; senza contare che la difficoltà aggiuntiva della relazione a distanza con Hsiao - yin non mi ha fatto apprezzare appieno la mia permanenza in Inghilterra». Nonostante ciò i ricordi positivi di quel periodo non mancano e dopotutto Durham, circondata dalla tipica campagna inglese, «ha il suo fascino, un contesto molto pittoresco, anche se la città in sé non presenta molte occasioni di svago».

Due anni a Durham e poi Pietro riparte di nuovo per raggiungere la sua dolce metà a Utrecht, Olanda, dove Hsiao - yin sta svolgendo un dottorato. Nel 2012 il matrimonio, celebrato in entrambi i Paesi d’origine. «Le famiglie hanno partecipato a entrambe le cerimonie. A Taiwan abbiamo iniziato i festeggiamenti a casa di mia moglie, omaggiando i suoi antenati: ogni famiglia ha un altare in casa per le offerte nei loro confronti. Poi siamo andati insieme all’hotel dove si svolgeva il ricevimento e lì, dopo la cerimonia dello scambio degli anelli, abbiamo offerto il thé agli ospiti e un vero e proprio banchetto».

Ad Utrecht Pietro svolge un altro postdoc fino all’agosto del 2013, quando decide di lasciare l’ambito universitario e lanciarsi nel campo industriale: «Non mi divertivo più come prima a fare ricerca, senza contare che le prospettive di trovare un posto fisso al momento erano limitate. Avrei dovuto spostarmi di nuovo, andare in un altro Paese e ricominciare da capo: dopo otto anni tra Germania, Inghilterra e Olanda volevo qualcosa di più stabile. Ho cominciato a cercare posizioni nell’industria, soprattutto nel campo tecnologico». In poco tempo riesce a trovare lavoro in una compagnia di consulenza matematica, situata a Eindhoven e dopo 10 mesi ottiene un contratto a tempo indeterminato. «Il lavoro è molto interessante e mi piace molto: di fatto è ancora ricerca, ma applicata alle esigenze delle industrie. Lavoriamo per diverse compagnie, risolviamo i loro problemi con un approccio di tipo matematico».

Per otto mesi Pietro fa il pendolare tra le due città, poi la moglie termina il dottorato ed essendo in dolce attesa, per comodità decidono di trasferirsi a Eindhoven. «Siamo molto più legati ad Utrecht, avendoci vissuto per più tempo: ha un centro storico molto bello, mentre Eindhoven è più moderna, di fatto è una città cresciuta intorno al polo industriale - tecnologico. Non ha così fascino ma è molto vivibile».

Dell’Italia mancano soprattutto gli affetti: «Stare lontano dalla famiglia e dagli amici è una rinuncia. Con questi ultimi si perde il contatto ed è difficile aggiornarsi. Quando torno, sento che sono rimasto indietro, che mi sono perso qualcosa», e il buon cibo: «I nostri casoncelli e il rituale del pranzo domenicale in famiglia, con polenta e coniglio». «Al momento sono molto soddisfatto e felice della mia vita. Gli olandesi sono molto aperti, tolleranti e pratici ed è molto facile per uno straniero venire a vivere qui, tutti parlano inglese perfettamente. Non sono sicuro di rimanerci per sempre, ma nell’immediato futuro la mia vita la vedo qui. Idealmente, se ci fossero le possibilità, ci piacerebbe poi vivere in Italia o a Taiwan».

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