«Una clinica a Kos
nella terra di Ippocrate»

Da storia di Elisa Manzoni: da Bergamo all’isola del Dodecaneso con il marito medico ha aperto un presidio di cura «La passione per i viaggi mi ha portato fino in Grecia». Una multiculturalità in formato famiglia: Elisa, mamma bergamasca, Mohamed Ali, papà marocchino, e poi ci sono loro, Daniel e Omar, di due e quattro anni, che frequentano la scuola materna in Grecia, già conoscono cinque lingue straniere e non hanno alcun problema di integrazione culturale. Per loro i confini non esistono, le differenze religiose non li spaventano, anzi, e mangiare polenta, cous cous o moussaka fa parte del loro menù tradizionale

Una storia unica nel suo genere quella di Elisa Manzoni. Una storia partita da Bergamo, dove abitano ancora zii e cugini (tra Sorisole e Zogno, dove ancora gestiscono la macelleria di famiglia), e arrivata fino a Kos, la terza isola del Dodecanneso, denominata anche «Piccola Rodi» per la sua vicinanza non solo geografica ma anche e soprattutto storico-culturale all’isola di Rodi. Elisa, 34 anni, e il marito Mohamed, 45 anni, medico chirurgo di professione, dal 2010 abitano a Zipari, un piccolo villaggio di circa 2.500 abitanti situato a una decina di chilometri dalla città di Kos. Qui gestiscono la clinica medica privata «Medhome Hippocrates» che si occupa soprattutto di assistenza medica ai turisti stranieri in vacanza sull’isola di Kos, nota proprio per aver dato i natali a Ippocrate, considerato il padre della medicina, e diventata una meta turistica ambita perché mantiene un fascino particolare derivato dal miscuglio dell’Oriente e dell’Occidente.

«Come in tutte le isolette greche – racconta entusiasta della sua storia, Elisa – si lavora davvero tanto in estate, da aprile a ottobre. Marzo e novembre sono invece mesi di preparazione alla stagione estiva, mentre i tre mesi invernali da dicembre a febbraio, rappresentano un periodo di riposo e ne approfittiamo per fare ciò che più ci piace: viaggiare». Sì perché viaggiare è sempre stato nei sogni di Elisa fin da giovanissima ed è poi diventato realtà grazie alla sua prima professione, quella di tour operator che l’ha portata per diversi anni in giro per il mondo e soprattutto a Kos dove ha conosciuto suo marito. «Dopo i mesi di lavoro estivi sono d’obbligo le tappe prima in Italia, tra Bergamo e Lecco dove vivono ora i miei genitori, e poi in Marocco, per passare un po’ di tempo con le rispettive famiglie, dopodiché non ci sono programmi. Non ci sono confini: andiamo dove ci porta il cuore, ogni volta alla scoperta di nuovi Paesi, culture, religioni e lingue. E i nostri figli ci seguono molto volentieri, per loro, ancora più che per noi, ogni viaggio è una vera e propria scoperta».

Elisa, laureata in Scienze del turismo all’università Bicocca di Milano, ha sempre avuto una predisposizione per i viaggi: dopo la laurea ha subito trovato lavoro nei villaggi vacanze. «Le mie prime stagioni come assistente turistica sono partite dalla Tunisia – ricorda Elisa –. Poi Grecia, a Creta, Atene e Patrasso, e quindi a Cipro. La mia voglia di viaggiare è poi sfociata nella nuova figura di tour leader, che mi faceva condividere i viaggi con i turisti in Egitto e Giordania, per finire poi nel 2010 in Grecia, a Kos, in un villaggio per turisti italiani nel Sud dell’isola». Proprio qui, mentre lei assisteva i turisti nella gestione delle loro vacanze, l’incontro con Mohamed Ali Hadoudou, medico di origini marocchine ma trasferitosi a 18 anni a Salonicco per studiare Medicina, che si occupava dei viaggiatori bisognosi di assistenza e di cure mediche.

«Sentivo dentro di me che avevo voglia di fermarmi – aggiunge Elisa –, di mettere radici e di iniziare a costruire una famiglia. E la vita tranquilla di Kos, tra mare e sole, mi piaceva molto. Nel 2011 ci siamo trasferiti a Zipari, dove abbiamo aperto una clinica medica con tre posti letto e un’ambulanza equipaggiata. Poco dopo è nato Omar e due anni e mezzo fa Daniel, che già conoscono cinque lingue (greco, francese, arabo, italiano e inglese) e che vivono senza confini e senza problemi di integrazione, gustando con piacere piatti di qualsiasi Paese, ma soprattutto polenta bergamasca a casa dei nonni, cous cous quando si torna a Fez e moussaka, souvlaki e tzatziki tipicamente greci, oltre ad altre specialità tipiche molto popolari come in occasione della Pasqua ortodossa festeggiata con i nostri vicini di casa».

L’assistenza ai turisti è così passata per Elisa da voli, prenotazioni, tour e overbooking, a farmaci, radiografie e traduzioni in diverse lingue di documenti per le coperture assicurative di turisti provenienti da tutta Europa, e in vacanza a Kos, oggi meta turistica ambita. La clinica, che durante l’estate si prende cura dei turisti,conta una decina di collaboratori, tra cui pediatri, pneumologi e ortopedici, e tra breve sarà affiancata anche da due nuovi centri diagnostici, uno a Kardamena e il principale a Zipari, dotati di moderne apparecchiature per eseguire radiografie,ecografie e risonanze magnetiche.

Un’attività che la coppia porta avanti con passione e successo non rinunciando però al desiderio di viaggiare, almeno fino a quando Omar, assicurano i genitori, non inizierà la scuola elementare e quindi dovranno stabilizzarsi sull’isola da settembre a giugno.«Viaggiare – conclude la giovane bergamasca – è il modo più bello per crescere. Sono contenta di trasmettere ogni giorno ai miei figli la bellezza della diversità: ciò che è diverso non fa paura, anzi è l’occasione per imparare cose nuove e allargare i propri confini. Auguro a tutti i bergamaschi di viaggiare il più possibile, ogni volta che hanno un po’ di tempo libero. Auguro soprattutto loro di viaggiare con il cuore, non solo con la macchina o l’aereo. Perché viaggiare per me non significa solo e necessariamente spostarsi fisicamente, si può viaggiare anche restando a Bergamo, semplicemente aprendo la porta del cuore al vicino di casa di origini straniere, che sia dell’Est Europa, asiatico o nordafricano».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per sei mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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