Ascoltarci, per cortesia

«Ho querelato penalmente circa trenta persone che mi hanno rivolto insulti personali e parolacce sul web. In larga parte si tratta di offese collegate al caso riguardante la gestione della balneazione»: così il sindaco di Pescara Marco Alessandrini.

Non so in che cosa consista il «caso» della gestione della balneazione di Pescara, non sono neanche lontanamente informato a sufficienza, ma una cosa posso dirla: il sindaco di Pescara è l’ultima aggiunta alla schiera di Don Chisciotte che sperano di potersi battere contro il vizietto della Rete, ovvero l’ingiuria a bruciapelo, consuetudine che ha fatto del veleno dialettico, del greve sarcasmo e dell’insinuazione volgare una forma di comunicazione. Mi correggo: “la” forma di comunicazione.

A parte il gergo tecnico al quale ogni specifica professione aderisce, il tessuto della comunicazione ordinaria - specie su Internet, ma non solo - sembra oggi appartenere a questo tipo di scambi verbali a pallettoni, uno stile, chiamiamolo così, che confonde l’insulto con la franchezza, la dietrologia con il dubbio, e la follia con la logica. Non insultare il proprio sindaco, o un parlamentare a caso, o chiunque rappresenti, a convenienza, autorità e potere, è sintomo, in questo habitat distorto, di complicità, disonestà e, nel migliore dei casi, ingenua stupidità. È l’insulto puro e semplice a elevare il discorso: chi insulta è indignato e chi è indignato deve per forza avere ragione.

Mi stupisce come non sia chiaro che questo indiscriminato tiro al bersaglio fa il gioco del bersaglio stesso. Il sindaco di Pescara e il peggior intrigante del mondo, sotto la coltre delle contumelie, non si distinguono più l’uno dall’altro e la protesta motivata, immersa nella cacofonia delle proteste a pappagallo, è penetrante quanto il pianto di un neonato in segheria. Bisognerà far risaltare le proteste serie in altro modo: magari un bel corteo muto, con uno striscione che dica «Ascoltateci, per cortesia». Fallimento assicurato, ma vuoi mettere la classe?

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