È là la festa

«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia» faceva dire Shakespeare ad Amleto. Non sappiamo se Orazio si fosse risentito, ma personalmente devo riconoscere che il principe aveva ragione.

Anche senza sognare di filosofia, bisogna ammettere che cielo e terra sono piene di cose, la maggior parte delle quali sfuggono alla nostra conoscenza. Io, per esempio, non sapevo che nel 2016 ricorrono (?) i 150 anni dalla fondazione del Ku Klux Klan. In realtà non so neppure se sia giusto parlare di «fondazione». Forse «nascita» sarebbe più appropriato: il Klan è un arcipelago di società segrete separate l’una dall’altra che hanno in comune l’operare in certe aree degli Stati Uniti e di teorizzare la superiorità dell’uomo bianco. Ora, siccome è evidente che l’uomo bianco non è superiore proprio in nulla (basta guardarlo cercare di appendere un quadro il sabato pomeriggio), insistere per 150 anni su questa premessa errata è certo indice di ottusità ma anche di ostinazione e, se vogliamo, di caparbietà.

I reporter sostengono che le iscrizioni al Klan sarebbero in aumento, almeno da quando il presidente Obama è stato rieletto per la seconda volta. Questo nonostante negli Stati Uniti, come nel mondo, il razzismo vada affievolendosi, soprattutto tra le generazioni più giovani, abituate ad accettare e anche ad apprezzare l’incontro con le diversità. Un processo che di tanto in tanto subisce dei rovesci inquietanti, come dimostrano le aumentare adesioni al Klan, a causa soprattutto di crisi economiche, sociali e politiche. Sono però convinto che a poco a poco il razzismo perda terreno: lo condannano la Storia, l’intelligenza, il cuore. Ciò non vuol dire che scomparirà del tutto: bisognerebbe ammettere nell’uomo una capacità assoluta di riformarsi, ovvero di progredire. Non credo sia possibile: in noi resterà sempre un nocciolo di coglioneria. Grazie al quale il Klan potrà di certo festeggiare i 300 e poi i 600 anni di attività. Anche se non capisco cosa ci sia da festeggiare.

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