Gita dopo gita

Le tragicomiche disavventure affrontate dagli utenti del trasporto pubblico di Roma, meriterebbero, oltre che la denuncia dei mezzi di informazione, anche quella penale contro l’azienda di trasporto: non dubito che qualche passeggero sufficientemente oltraggiato - e danneggiato nel lavoro piuttosto che nella vita sociale - abbia già provveduto a inoltrare la pratica alla Procura competente.

Un pendolare, ma anche un cittadino generico e comunque un essere umano, non può restare insensibile all’insulto portato all’intelligenza di tutti e di ognuno da un annuncio comparso sul sito dell’azienda di cui sopra: i ritardi registrati in mattinata, si spiegava, erano dovuti al «ridotto numero di treni circolanti rispetto al programmato». Come dire: il volo per New York non è partito per mancanza delle ali. O, meglio: questa mattina i treni non sono partiti perché ci siamo dimenticati di essere un’azienda di trasporto.

Nessuna comprensione, dunque, per i disservizi di Roma e, in teoria, nessuna scappatoia per i responsabili dello scempio anche se sappiamo benissimo che non c’è chi pagherà il conto, ovvero si preoccuperà di escogitare un sistema per risarcirli. Va detto però che quel tanto di compiacimento riscontrabile nella stampa del Nord di fronte al disastro della metropolitana di Roma, non ha proprio ragione di esistere. Par quasi che il sistema ferroviario lombardo si nasconda dietro la vergogna di quello romano per uscire, al confronto, indenne e perfino ammantato d’orgoglio. Non è affatto così: il trasporto pubblico in Italia è pessimo da Nord a Sud. E non può essere altrimenti: è il figlio di un dio minore del diritto alla mobilità, rappresenta un modello rifiutato fin dagli albori, scartato in favore della macchinina per tutti che così la domenica si va in gita. Intanto, gita dopo gita, il Paese è precipitato in un baratro di inadeguatezza strutturale. Oggi tutti si chiedono se usciremo dalla crisi. Ne usciremo, certo, ma una volta usciti non ci sarà uno straccio di treno o di bus per riportarci a casa.

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