La moneta degli onesti

Dice il vocabolario Treccani che l’onestà è «la disposizione d’animo e il comportamento di chi è onesto».

C’è un sospetto di evasività in questa affermazione, ma non lasceremo che la Treccani se la cavi così. Andiamo a cercare «onesto» e troviamo: «Di persona che agisce con onestà, lealtà, rettitudine, sincerità, in base a principî morali ritenuti universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo». Già meglio, non trovate? La definizione dovrebbe però venir aggiornata in base alle conclusioni di uno studio dell’Università dell’East Anglia inteso a “misurare” l’onestà in diversi Paesi. Questi: Brasile, Cina, Grecia, Giappone, Russia, Svizzera, Turchia, Stati Uniti, Argentina, Danimarca, Gran Bretagna, India, Portogallo, Sudafrica e Corea del Sud.

Come si misura l’onestà? Con due test: nel primo i volontari venivano invitati a lanciare una moneta e a dichiarare se il risultato fosse «testa» o «croce». Erano però incentivati a dichiarare comunque “ testa” da un premio di 3 o 5 dollari. Nel secondo, venivano poste loro domande di argomento musicale, alcune delle quali volutamente difficili. Ai volontari veniva raccomandato di non «barare» cercando la risposta sul web ma veniva anche lasciato credere che nessuno avrebbe controllato.

Potete immaginare i risultati? Ne dubito. Nel primo test, i più disonesti si sono rivelati i giapponesi e i più onesti gli inglesi. Nel secondo – sorpresa – primeggiano ancora i giapponesi, ma stavolta tra gli onesti (i più disonesti risultano i turchi). Come è possibile? I ricercatori ipotizzano che “onestà” sia un termine relativo, il cui significato può variare, per così dire, di cultura in cultura: i giapponesi non ritengono disonesto mentire quando, come nelle scommesse, c’è di mezzo del denaro ma non «barerebbero» mai in un quiz dopo aver promesso di non farlo. Ora l’Università si propone di completare lo studio estendendolo all’Italia. A proposito: chi ha fatto sparire la moneta è pregato di restituirla.

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