Le parole sbagliate

Circola in Rete da almeno un paio d’anni ma il suo «successo» è tale, in termini di contatti, da ritrovarmelo tra i piedi ogni poco. Spunta in un post di Facebook, in una mail, in una newsletter, o in qualche sito deciso a dare consigli al prossimo senza che nessuno glielo abbia chiesto.

L’articolo di cui sopra si intitola «Le parole che un uomo di successo non usa mai»: se non ve lo siete mai trovato davanti, allora vuol dire che perseguita soltanto me e devo pensare che una ragione ci sarà. Purtroppo per l’articolo e per il suo autore, ma soprattutto per il sottoscritto, tanto accanimento non avrà mai un esito positivo perché si dà che il caso che queste parole «appestate», perlomeno per chi è in cerca di successo, a me piacciano molto.

In un caso non si tratta di parole, ma addirittura di un intero tempo verbale: il condizionale. Va da sé che l’uomo sicuro del fatto suo non usa mai il condizionale: egli sa ciò che dice, è certo di quanto avverrà e non ha bisogno di sottoporre alcunché a condizioni ancora incerte. Non importa se il condizionale, quando non diventa un rifugio per giornalisti pigri, è un tempo onesto, che offre indicazioni senza fingere certezze. L’uomo di successo sparge verità, non dubbi. Le sue verità devono essere indubitabilmente vere, a costo di essere completamente false.

L’uomo di successo, poi, non dice mai «impossibile». Per lui tutto è possibile, basta volerlo. È così che costruirà un impero economico. Poi andrà in fallimento e si candiderà alla presidenza degli Stati Uniti raccontando in campagna elettorale un sacco di fregnacce e facendo finta, ancora una volta, di avere una risposta per tutti e una soluzione per tutto. C’è il caso che vinca e si ritrovi alla Casa Bianca. Anzi, dal suo punto di vista è una certezza. Perché lui è di successo e gli altri, quelli che cercano di fermarlo, no, e lo dimostra il fatto che usano tutte le parole sbagliate.

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