Lo Zio di Cina

La città di Matera - capitale europea della cultura nel 2019 - preparerà un’offerta turistica “dedicata” ai cittadini cinesi che visiteranno l’Italia: è uno dei principali risultati raggiunti durante il Forum internazionale del turismo che si è svolto a Zhengzhu. Ne hanno parlato ai giornalisti l’assessore comunale al turismo...» eccetera, eccetera.

Quando si arriva all’elenco degli assessori e, in generale, delle autorità non è il caso di proseguire, a meno che non si tratti - capita - di una lista di arrestati o condannati. Non è il nostro caso, quindi passiamo oltre. La notizia è come l’avete letta, rilanciata qualche giorno fa dall’Ansa. Per il turismo, la città di Matera, in Basilicata, celebre per i suoi «Sassi», punta sui cinesi. Forse non solo sui cinesi, ma anche sui cinesi. Se a questa notizia aggiungiamo che, secondo insistenti indiscrezioni, le società calcistiche Milan e Inter stanno per finire in mani cinesi e che, mobilitandosi, la comunità orientale potrebbe incidere sul risultato elettorale di Milano, potremmo azzardare che la Cina, nei fatti e nella percezione, è diventata una sorta di «nuova frontiera».

Nel romanzo «Il deserto dei tartari», Dino Buzzati lasciava aleggiare sull’umanità protagonista della narrazione un lontano nemico mai visto, mai visibile ma sempre possibile: nella Fortezza Bastiani, avamposto del nulla, i soldati facevano barriera contro un’invasione vagheggiata. Nel romanzo dell’oggi, ancora da scrivere, la Fortezza Bastiani è diventata un Centro di accoglienza, un pontile che aspetta l’arrivo di un danaroso contingente riscattatore, di uno Zio di Cina in possesso di una fortuna tanto enorme quanto nuova che possa «comprarci tutti». Un arrivo, questo, tanto sognato quanto l’invasione dei tartari era temuta. Il finale dei due romanzi potrebbe essere simile: l’invasione dei tartari/cinesi non ci sarà perché siamo già invasi. Da noi stessi.

di Mario Schiani

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