Piccoli gesti

In un articolato saggio pubblicato da aeon.co - un sito di opinioni e approfondimenti - Blake Smith, studente di Storia e Scienze sociali rivela che i padri del libero scambio, gli economisti-filosofi che per primi sostennero l’intrinseca benevolenza del “free trade”, ammiravano un settore commerciale in particolare: la tratta degli schiavi.

André Morellet (1727-1819), economista e filosofo francese che ebbe notevole influenza su Adam Smith, divenne portavoce di un movimento che si opponeva alla Compagnie Française des Indes Orientales come esempio di un’economia “di Stato” da combattere con tutte le forze. Molto meglio, sosteneva Morellet, un sano “lasciar fare”, e citava ad esempio il successo ottenuto dai commercianti di schiavi nelle colonie di Saint-Domingue (oggi Haiti) e Martinica dopo la “deregulation” accordata al settore dal governo francese.

Il “successo” esaltato da Morellet è in realtà una macchia enorme nella storia di Francia: le condizioni degli schiavi nelle piantagioni di zucchero da canna erano, scrive Blake, «tra le più brutali». Gli schiavi che riuscivano a superare la traversata dall’Africa avevano un’aspettativa di vita di circa cinque anni. «Non a caso» annota Blake, «nella colonia di Saint-Domingue scoppiò una delle più importanti e violente rivolte di schiavi nella storia delle Americhe».

Secondo Blake, dunque, il capitalismo nasce, e cresce, deformato da un orrendo strabismo: non gli riesce di cogliere la compassione oltre al profitto, di rifiutare la sopraffazione a discapito del guadagno. Laddove vede scritto “libertà di trattare schiavi” sorride alla parola “libertà” e sorvola sull’abominevole significato del termine “schiavo”.

Blake sembra chiedersi se questo peccato del capitalismo di ieri si rifletta - «sia intrecciato» scrive lui - nel capitalismo di oggi. Gli aspetti peggiori della globalizzazione sembrano dargli ragione. Per smentirlo, ci vorranno tanti piccoli gesti di buona, illuminata volontà.

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