Prima lo scontrino

Sono certo di non sbagliarmi quando dico che molti tra i fustigatori della Casta sono in realtà altrettanto sensibili ai privilegi: accade che non se li possano permettere, e ciò li accende di rabbia. Tutto ciò, se mi induce a sospettare dei censori, non è affatto sufficiente a spingermi dalla parte della Casta. Specie quando, messa sotto esame nell’evidente speranza che si tradisca, essa si tradisce con stupidità matematica, come è accaduto con il caso del «prima lo scontrino».

Lo hanno riferito i più importanti giornali : alla famosa/famigerata «bouvette», il bar di Montecitorio, è entrata in vigore la regola, da tempo immemore applicata alla massa degli umani, che prima di ottenere la consumazione bisogna pagare e, avendo pagato, occorre esibire lo scontrino a beneficio del barista. Occasione troppo ghiotta per i reporter dell’anti-Casta , i quali si sono spostati in loco certi di beccare, prima o poi, il «lei non sa chi sono io» che avrebbe fatto al caso loro.

Non hanno dovuto attendere molto: basta leggere i reportage per scoprire chi, accanto ai tanti che, magari feriti nell’orgoglio, si sono messi in riga, non ha rinunciato allo sbuffo, alla scenata e alla contestazione: «E quando c’è confusione, che facciamo: una fila chilometrica alla cassa?»

In effetti, sono problemi. Può darsi però che il cittadino ignorante non ne colga la portata: tra l’altro, la politica dello «scontrino prima» è stata introdotta per debellare il fenomeno del deputato che si scofana il maritozzo e non paga. Un malvezzo da centomila euro «rubati» all’anno. D’altra parte, lo dice anche il dottore: la colazione è il magna magna più importante della giornata.