Mostre nel sottotetto e in un matroneo della basilica di Santa Maria Maggiore

Uno dei matronei e – per la prima volta – il sottotetto di Santa Maria Maggiore diventano nuovi spazi espositivi destinati all’arte contemporanea. La Mia utilizza dunque antichi locali, che erano aperti solo alle visite guidate, per offrire «una nuova strada per mantenere viva l’apertura all’arte di oggi», come sottolinea il presidente della Mia Giuseppe Pezzoni. Si apre sabato 8 novembre alle 16 con l’inaugurazione della mostra dello scultore Alfredo Colombo.«Compatibilmente con i vincoli e con le leggi vigenti, soprattutto in tema di sicurezza – prosegue Pezzoni – e con azioni di recupero ancora da completare vorremmo usare questo spazio per mostre e videoinstallazioni, per valorizzare nuove forme di comunicazione».Sia i matronei sia il sottotetto erano già accessibili al pubblico durante le visite guidate alla basilica, in piccoli gruppi. Il primo matroneo era già stato usato nel maggio scorso per una mostra sulle tarsie del Lotto. E negli ultimi anni, nei quali la Mia ha fatto eseguire interventi importanti di ristrutturazione sulla basilica, come il consolidamento e la sistemazione del tetto, si era già pensato di rendere in qualche modo fruibile anche lo spazio dei sottotetti. Ora parte la nuova sperimentazione. «Ci piacerebbe – osserva Pezzoni – rendere accessibile anche l’altro matroneo. Vedremo». La via d’accesso non è proprio agevole: si entra da una porta sulla destra dell’altare. E così si scopre la parte romanica della basilica, con dipinti che si snodano lungo la scala. Da lì si arriva al primo matroneo: una sala affascinante, nella quale si può ammirare tra l’altro un affresco antico «strappato» dall’interno della chiesa (era nascosto sotto un’altra immagine), che ritrae Sant’Alessandro a cavallo. Poi inizia la parte più difficile del percorso, attraverso una porticina e una scala stretta, scavata nel cuore della basilica. Si tratta poi di una breve salita, e una volta giunti a destinazione la bellezza dell’ambiente ripaga la fatica: il sottotetto è ampio e «scaldato» dalle travi a vista. Il pavimento e le pareti sono grezzi. Sui muri ci sono ancora le firme degli artigiani che hanno lavorato in basilica e in una nicchia, neri sull’intonaco, si vedono una croce, tre teschi, alcuni cuori trafitti, segni che ricordano probabilmente un artigiano morto sul lavoro. È stato creato un camminamento che fa da guida ai visitatori e corre intorno al grande argano di legno che occupa il centro della stanza: usato in passato per trasportare il materiale necessario per la costruzione e per la manutenzione dei «piani alti» della basilica e in seguito per «comandare» le corde delle macchine sceniche delle rappresentazioni sacre, per appendere candelieri o lampadari. Oppure – e queste sono le leggende della basilica, tutte conservate negli archivi della Mia – come racconta Zanchi: «l’argano veniva usato anche per tenere sospesa la gabbia del direttore dei cori nelle occasioni solenni: dall’alto poteva tenere sott’occhio e dare indicazioni a due cori sistemati in zone diverse della chiesa. Sono state lasciate al loro posto anche le antiche travi che sostenevano il tetto, via via sostituite e deposte ai lati della stanza. L’accesso alle mostre sarà limitato, perché l’ambiente non sopporterebbe un afflusso di massa: «Potranno entrare – osserva Zanchi – 10-15 persone alla volta, anche per ragioni di sicurezza».(07/11/2008)

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