Case e barche soffocano il Sebino
Sgarbi: «Colpa di chi amministra»

«Chi pensa di meglio tutelare l’ambiente con il federalismo si sbaglia. L’eccessivo decentramento di deleghe e competenze amministrative agli enti locali può portare alla nascita di ecomostri, come il progetto del parcheggio a due piani per motociclette che dovrebbe essere realizzato davanti all’imbarcadero di Peschiera Maraglio, a pochi metri dal lago. La pianificazione urbanistica di un territorio deve invece essere inquadrata in un contesto ampio, che tiene conto delle specificità delle singole realtà».

È con questa presa di posizione che il presidente Dario Balotta di «Legambiente Basso Sebino» ha aperto la sua relazione al convegno di Sulzano dove, focalizzando l’attenzione su Montisola e più in generale sul Sebino, si è parlato di politica ambientale e di sviluppo sostenibile.

Queste, in estrema sintesi, alcune delle cose che secondo Legambiente non vanno nell’intero bacino lacustre: troppe seconde case che alterano l’equilibrio tra natura e costruito con il consumo di aree verdi, discariche in zone di pregio, rete idrica locale a pezzi, trasporto pubblico ferroviario insufficiente, raccolta differenziata sotto la media regionale, chiusura degli alberghi e aumento del turismo mordi e fuggi, congestione viabilistica con peggioramento della qualità dell’aria, carenza di depuratori nelle foci a Nord e di scolmatori, il carico distruttivo di 2.500 imbarcazioni che mettono a dura prova l’intero ecosistema e, per finire, l’eccessiva proliferazione di parcheggi.

Ed è stato detto che nei comuni rivieraschi della sponda bresciana ne siano in programma oltre 1.600. «Non credo servano delle leggi speciali per tutelare Montisola - ha sottolineato il parlamentare Pd Ermete Realacci, tra i relatori del convegno -. Bisogna invece fare battaglie culturali e politiche per far sì che Montisola conservi la sua integrità. La forza di costruire il futuro sta infatti nel non perdere le proprie radici, puntando sulle potenzialità e specificità del territorio».

Il presidente onorario di Legambiente, giunto a Montisola venerdì scorso, ha portato come esempio positivo le Cinque Terre: «Nel vedere Montisola - ha detto - mi è scattato un collegamento con le Cinque Terre dove gli abitanti hanno saputo tutelare e valorizzare l’esistente, dando impulso all’economia». Se non servono leggi speciali, potrebbe però essere utile darsi da fare affinché «Montisola diventi patrimonio mondiale dell’Unesco», ha proposto Realacci.

«Montisola è un bene di tutto il lago», ha sottolineato la montisolana Rosarita Colosio, storica locale, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni. È infatti da questo assunto che bisogna partire per tutelare l’integrità dell’isola, la sua straordinaria storia di pescatori, di maestri d’ascia e di tessitrici di reti. «Ma la modernità porta a non valorizzare la sua storia - ha aggiunto preoccupata Colosio che abita a Siviano e che in passato è stata amministratrice comunale - con il serio rischio che Montisola possa diventare un paese anonimo».

In difesa di Montisola si è alzata anche la voce dell’imprenditore montisolano Fiorello Turla che, dopo una grave crisi, ha rilanciato la secolare produzione di reti: «Il futuro di Montisola non dipende dal cemento, ma da scelte coraggiose da parte degli amministratori».

A vivacizzare il convegno è intervenuto anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha puntato il dito contro politici e amministratori che «per il bene di pochi, fanno il danno di tutti». Contrario all’applicazione del federalismo per i beni culturali e paesaggistici perché il potere decentrato porta alla «perdita della coscienza del bene comune», Sgarbi, che è anche sindaco di Salemi (Trapani) dal 2008, ha parlato di alcuni paradossi dell’Italia che testimoniano la «mancanza di una sensibilità condivisa, cosa che porta, anche in buona fede, a fare delle cose nefaste».

Spronando promotori del convegno e cittadini a difendere l’integrità di Montisola e del suo bacino lacustre, Sgarbi ha concluso che su queste questioni «i cittadini hanno una consapevolezza del bene che viene loro sottratto, consapevolezza che invece manca agli amministratori, la cui maggior colpa è l’ignoranza».

Intervenendo nel merito delle importanti questioni sollevate nel convegno, il neosindaco di Iseo Riccardo Venchiarutti ha detto: «Il turismo mordi e fuggi ha un costo altissimo in termini di sostenibilità ambientale. Faremo in modo che si venga a Iseo in treno, sviluppando la collaborazione con la ferrovia, e limitando anche il numero delle imbarcazioni sul lago».

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