Avvocati, +500% in 35 anni
Sono 2.043 gli iscritti all'Albo

Oltre il 500 per cento di aumento in 35 anni del numero di avvocati a Bergamo, un totale di iscritti all’albo che, al 27 novembre di quest’anno, tra avvocati e praticanti, ha toccato quota 2.043. Il panorama dell’avvocatura bergamasca, in linea con quello nazionale, è quello dei grandi numeri, e non lascia margini di dubbio. «I dati di Bergamo sono quelli che sono – è il commento a mezzo tra il rassegnato e il preoccupato dell’avvocato Ettore Tacchini, ormai da oltre un decennio alla presidenza dell’Ordine degli avvocati di Bergamo – . Del resto la situazione è simile in tutta Italia, se non peggio: a Santa Maria Capua Vetere, dove saranno ventimila abitanti, contiamo duemila avvocati e tremila praticanti».

Il dato che balza subito all’occhio è la crescita esponenziale degli avvocati bergamaschi, soprattutto di fronte a un dato sulla popolazione della provincia che, nell’ultimo trentennio, non ha mostrato variazioni di questa portata, anzi: se nel 1974 i legali bergamaschi erano 261, oggi sono 1.569, vale a dire sei volte tanti. Il boom di crescita si è registrato nel decennio tra il 1994 e il 2004, con un aumento secco del 114 per cento, da 547 a 1.174 avvocati, senza contare i praticanti, con o senza patrocinio.

Dal 2005 a oggi l’incremento è stato mediamente del 6 per cento all’anno, e del 33 per cento nel quinquennio: più lento quindi, ma certamente non trascurabile. «Uno dei grossi problemi che abbiamo cercato di risolvere con questa riforma, ed è drammatico che non riusciamo a farlo, è proprio quello dell’accesso alla professione – chiarisce il presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo Ettore Tacchini – . Abbiamo un accesso infatti che è di una facilità mostruosa, perché è vero che bocciano e a Brescia passa il 20 per cento, però è vero anche che in altri posti passa il 60-70 per cento, e questo porta qualche decina di migliaia di nuovi avvocati all’anno in Italia. Non si può parlare di sbarramento: al limite è uno sbarramento in funzione della cattiva preparazione da parte delle università a questa gente che arriva a fare l’esame da avvocato».

Uno dei sistemi per ridurre il numero degli avvocati potrebbe essere quello di un controllo alla fonte: «Ormai tutte le facoltà hanno un test di accesso: Giurisprudenza invece no – spiega il presidente dell’Ordine Ettore Tacchini – . Cominciamo a mettere quello, a istituire fare il numero chiuso, e forse non avremo questa massa di disgraziati che non sapendo cos’altro fare si iscrivono a Giurisprudenza, fanno gli esami e poi vanno a intasare un mercato che già è spaventosamente modesto adesso. Il fatto è che siamo in crisi: è la crisi delle fabbriche, ma è anche crisi degli avvocati, che non fa distinzioni tra studi piccoli e grandi».

Un punto da evidenziare è che però non tutti gli iscritti all’Ordine fanno gli avvocati: «La prima cosa da fare sarebbe controllare chi effettivamente esercita la professione e chi invece di questi fa un altro mestiere – dice Tacchini – . Perché, diciamocelo chiaro, non è possibile che tutti facciano l’avvocato, a parte il fatto che ci sono tante facce che nemmeno si vedono in giro in Tribunale. Ci vorrebbe una revisione, un qualche cosa che ci consenta di accertare se uno esercita la professione o fa altro, e uno dei criteri potrebbe anche essere quello, sia pure antipatico, del controllo del reddito». Tiziano Tista

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