Riconosciuto in tv dopo l'arresto
I residenti indicano la casa del boss

Il volto del boss Gaedtano Fidanzati dopo l’arresto era finito su tutti i telegiornali e più di un cittadino a Parre era sobbalzato sulla sedia guardando la tv: l’uomo ripreso dalle telecamere con le manette ai polsi era proprio l’anziano siciliano che ogni tanto vedevano in paese. È partita dal passaparola tra i residenti l’indagine che ha permesso lunedì di individuare a Parre uno dei presunti nascondigli di Gaetano Fidanzati, detto Tanino, lo storico capomafia palermitano arrestato due giorni prima a Milano dalla Squadra mobile del capoluogo: l’uomo, stando a quanto emerso dalle indagini, si era rifugiato in una villetta in via Libertà 6.

La casa, nascosta dietro agli alberi che sovrastano la provinciale tra Ponte Selva e il centro abitato di Parre, è stata perquisita due volte tra lunedì e martedì dalla Squadra mobile di Milano e dai carabinieri di Clusone: all’interno gli investigatori hanno raccolto impronte digitali, mozziconi di sigaretta e altri oggetti di uso quotidiano che saranno analizzati per avere le prove scientifiche che la casa era proprio uno dei rifugi usati da Fidanzati durante la sua latitanza.

Nel frattempo il costruttore e proprietario della villetta, Bruno Bianchi, ex tassista milanese in pensione, ha spiegato di essere completamente all’oscuro della presenza di Fidanzati nella sua casa: «Non so nulla di tutta questa storia – ha spiegato –: quella casa l’ho costruita io mattone dopo mattone, ottenendo l’abitabilità nel 1972, ed è sempre stata utilizzata dalla mia famiglia. La usavamo come seconda casa nei mesi estivi, mentre d’inverno di solito rimaneva chiusa. Non mi risulta che ci fossero persone all’interno». 

A dare il via alle indagini nei giorni scorsi sono stati i carabinieri di Clusone: dopo l’arresto di Fidanzati, bloccato sabato scorso a Milano in via Marghera, diversi cittadini di Parre lo avevano riconosciuto dalle immagini in tv e sui giornali come l’anziano che avevano visto in paese mangiare al ristorante, pregare in chiesa e fumare sigarette in giardino. I militari, ricevute diverse segnalazioni, hanno deciso di approfondire gli accertamenti: dalle prime voci poco dettagliate, sono riusciti in poche ore a trovare la conferma che un anziano siciliano alloggiava nella villetta di via Libertà.

I militari a quel punto hanno informato la Direzione distrettuale antimafia di Milano, titolare delle indagini, che ha disposto una perquisizione nella casa. Lunedì sera verso le 20 i carabinieri di Clusone e gli agenti della Mobile di Milano sono entrati nella villetta per una prima perquisizione, quindi sono tornati il giorno successivo per una seconda ispezione: nella casa – al piano terra cucina, camera, salone con caminetto e salottino, al primo piano altre due stanze – non è stato trovato nulla di sospetto.

Gli agenti della Mobile sono usciti con uno scatolone nel quale c’erano mozziconi di sigarette e altri reperti da inviare insieme a una serie di impronte digitali ai laboratori della Scientifica per avere la prova definitiva del passaggio di Fidanzati.

Don Tanino, 74 anni, storico boss del quartiere Arenella di Palermo, durante la latitanza si era creato un identità di copertura con il nome di Augusto Ciano, come ha rivelato una carta d’identità contraffatta trovata in un appartamento della figlia a Pantigliate in provincia di Milano. Giovedì è stato trasferito dal carcere milanese di Opera in un carcere palermitano dove la procura ha chiesto il carcere duro, come già fatto anche con il boss Giovanni Nicchi arrestato sabato a Palermo. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano giovedì non si era ancora pronunciato sul provvedimento a carico di Fidanzati, mentre per Nicchi il via libera è già stato firmato.

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