Riapre l'edicola del bisnonno
a Borgo Palazzo dopo 20 anni

Non è poca cosa riuscire a far diventare realtà un sogno coltivato per ben vent’anni. Alessandro Pezzotta, ventinovenne, ci è riuscito «ridando vita» all’edicola che era stata di sua nonna, e prima ancora del suo bisnonno. Lo scorso 9 dicembre l’ha inaugurata, da titolare, in via Borgo Palazzo 100.

Il percorso da lui intrapreso non è stato facile: a sorreggerlo è stata la sua caparbietà ma anche un fitto bagaglio di ricordi che ha deciso di rispolverare. È lui stesso a raccontare come sono andate le cose. «L’ultimo proprietario - dice Alessandro - l’ha tenuta chiusa per due mesi perché non voleva più saperne di questa attività. Incontrandolo, gli ho chiesto se era in vendita e mi ha detto di sì. Ci ho pensato diverse settimane e alla fine ho valutato che valeva la pena di investire un po’ di soldi, nonostante i tempi non floridi, e provare».

In origine il chiosco sorgeva sempre in via Borgo Palazzo ma all’angolo con viale Pirovano; solo in tempi più recenti è stato spostato verso la confluenza con via Rubini. Il bisnonno del giovane Pezzotta lo aprì poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale e fece un bel tratto di strada. «Successivamente - racconta Alessandro - lo lasciò ai tre figli e tra questi c’era mia nonna che lo gestì con grande impegno. Vent’anni fa però il chiosco fu venduto e poco dopo mia nonna morì».

A quel punto l’edicola fu acquistata da un altro proprietario e poi ne subentrarono altri due in tempi diversi. Il primo l’ha poi venduta in quanto era abbastanza avanti con l’età, il secondo fece la stessa cosa, anche se era giovane, perché dopo un anno di gestione si accorse che questa attività non gli piaceva e il terzo è quello che recentemente l’ha passata a Pezzotta.

«Quindi dopo vent’anni di attesa - aggiunge Alessandro - sono riuscito a riannodare quel filo storico che si era spezzato. È stato un po’ come dire: dove eravamo rimasti? C’è una curiosità che mi piace raccontare. Mia nonna aveva l’abitudine, quando chiudeva a pranzo della domenica, di andare a mangiare con mio papà nel vicino ristorante Arlecchino che ancora c’è. Tanto è vero che quando ho chiuso la serranda dell’edicola alla fine del mio primo giorno sono andato a mangiare anch’io nello stesso locale».

«In questa attività - conclude Pezzotta - sono affiancato dalla mia ragazza, quando è libera da impegni in quanto fa la fisioterapista. Spesso però mi danno una mano anche i miei genitori, specie al mattino perché vado a portare i giornali all’ospedale Gavazzeni. Quando il progetto è andato in porto il più contento è stato proprio il papà, poiché si è ritrovato nell’edicola di sua mamma».
 Francesco Lamberini

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